Il direttore sportivo della Lazio ed ex Salernitana Angelo Fabiani è intervenuto ai microfoni di “Zona Cesarini” del “Il Giornale di Salerno” ed ha espresso le sue considerazioni sul periodo dei granata.
Salernitana, le parole di Fabiani
«Se Colantuono è la scelta giusta o no, non posso dirlo io, a 250 km di distanza. Se la dirigenza e Petrachi hanno ritenuto opportuno richiamarlo alla guida della squadra, evidentemente hanno i loro buoni motivi. Colantuono è un usato sicuro e credo che la differenza a questo punto della stagione la può fare l’ambiente e i giocatori devono responsabilizzarsi. Vedendo la classifica è ancora tutto in gioco, la zona play-off non è lontana. L’importante è non essere disfattisti e restare vicino alla squadra e alla società».
«Una piazza come Salerno non può farsi sfuggire un imprenditore serio come Danilo Iervolino, un amministratore come Maurizio Milan e un direttore navigato come Gianluca Petrachi. Vista dall’esterno sembra che oltre loro ci siano state troppe persone, che non hanno nulla a che vedere con il calcio e che hanno messo bocca su cose di cui non sono a conoscenza. Al mio amico Petrachi dico che i panni sporchi si lavano in famiglia, noi direttori a volte dobbiamo fare da spugna. Conosco la sua spontaneità ma in certe occasioni bisogna domare il proprio istinto e l’ impulso.
Io credo che la Salernitana abbia tutti i presupposti per fare un campionato importante ma, un consiglio che posso dare, è che bisognerebbe snellire la società, altrimenti si viene a creare un qualcosa di dispersivo che poi non giova a nessuno: ci devono essere il presidente, l’amministratore delegato, il direttore e l’allenatore e ognuno deve assumersi le proprie responsabilità. Il tempo per recuperare c’è, l’importante è che non si faccia confusione».
«Dia è un ragazzo serio, un ottimo giocatore. Non so cosa sia accaduto a Salerno ma devo dire che alla Lazio è un professionista esemplare».
«Lo dico apertamente, come è nel mio costume: io non avrei mai speso quei soldi per Simy. Tutti ricorderete che io ho gestito la Salernitana da un punto di vista tecnico, ma sopra di me avevo un amministratore messo dalla proprietà o dal trust. Marchetti, all’epoca amministratore, voleva portare un nome ad effetto a Salerno; Simy aveva fatto tanti gol nella categoria e lui diede il benestare e l’assenso. Io non ero convinto, però si doveva fare qualcosa di importante per gli abbonamenti, per dare una risposta, eccetera. Ma vi posso garantire che, al di là della stima che posso avere per il calciatore e per l’uomo, probabilmente io in quel momento non avrei fatto una spesa di quel genere. Magari ne ho fatte tante altre, anche io, sbagliate, però è anche giusto che ognuno si assuma la propria responsabilità delle scelte».
«Voglio mandare un grande abbraccio a tutto l’ambiente della Salernitana, alla tifoseria, alla società; gli auguro le migliori fortune. Ho passato un terzo della mia vita professionale a Salerno e non si dimentica dall’oggi al domani. Forza Salernitana».