Leonardo Menichini ci racconta la sua Salernitana
E’ tornato a Salerno dopo tre anni, questa volta non per sedersi sulla panchina a bordo campo ma solo in una comoda poltroncina della tribuna dell’Arechi. Parliamo di Leonardo Menichini, il mister “B” che nel 2015 ha conquistato con la formazione granata e a suon di record la serie cadetta. E’ grazie a lui e ad i suoi ragazzi che la Salernitana è ritornata nel calcio che conta. E’ grazie a lui che Salerno è tornata a gioire dopo anni di inferno in serie che non le competono, soprattutto per ciò che la piazza sa e può dare al calcio italiano. E noi di SalernoSport24 lo abbiamo ascoltato per ricordare con lui quell’esperienza e parlare di ciò che la sua ex squadra può dire in questo campionato di B.
Salve mister, Le chiedo subito quali sono i ricordi che ha della sua “doppia” esperienza alla guida della Salernitana.
“Salve a tutti i lettori. Inizio col dire che sono stato in una grande città ed in una grande società e il raggiungimento di traguardi positivi lasciano il segno. Sono tornato a Salerno domenica dopo tre anni e per la prima volta ho vissuto una partita dalla tribuna. Ho ricevuto tante testimonianze di affetto da parte della gente che con me ha ricordato il campionato vinto battendo ogni record; gli 80 punti e le 12 vittorie in trasferta che ci hanno fatto guadagnare la serie B. Ed anche il mio ritorno in un momento delicato e la lotta salvezza guadagnata ai play-out. Un bagno di ricordi e testimonianze di affetto che mi hanno reso felice”.
Molti ancora oggi si chiedono perché dopo quella stagione brillante e la vittoria di un campionato Lei non sia stato riconfermato.
“Io ho fatto il massimo e ho dato tutto me stesso alla causa centrando gli obiettivi quindi non deve chiedere a me il perché del cambio sulla panchina. Sono arrivato a Salerno sostituendo Somma e per fortuna in un momento di calciomercato aperto. Il ds Fabiani lavorò sodo per rafforzare la squadra e gli ultimi giorni di mercato arrivarono Calil, Negro, Franco, Bovo e Favasuli, pedine che ci permisero di competere con le altre. Quell’anno non dimentichiamoci che nel nostro girone di Lega Pro vi erano squadre come Benevento, Casertana, Juve Stabia e il Foggia di De Zerbi. Formazioni create per vincere il campionato ma alla fine l’abbiamo spuntata grazie alla tenacia e al voler combattere del gruppo. L’arma vincente? Leggere poco. Salerno è un ambiente favoloso ma anche difficile perché servirebbe avere una rosa da 50 giocatori visto che ogni partita andata non bene se ne bruciano tre-quattro. Per questo, ripeto, la mossa vincente fu quella di non lasciarmi influenzare dal contesto negativo e di riuscire a trasmettere equilibrio e serenità alla squadra. Per dirla in breve: a Salerno si vince con una “serenità combattiva”. Questo è valso anche nel secondo anno, anzi ancor più. Il momento era negativo e mantenere la serie cadetta non era facile e soprattutto mantenere l’equilibrio giusto anche con soli pareggi. Si va in campo per vincere ovviamente ma bisogna anche saper gestire. Affrontare una partita con una squadra sbilanciata e giocare solo in attacco può essere un pericolo. Ovvio, se per salvarti hai solo due gare devi vincerle per forza ma nel nostro caso eran di più e anche il solo punto con il Modena ha fatto in modo di arrivare ai play out e poterci giocare la permanenza. Cosa poi avvenuta”.
Torniamo a quella gara con il Benevento che è valsa la volata verso la serie cadetta. Cosa vi è nel personale cassetto dei ricordi?
“Una cornice di pubblico spettacolare. Dinanzi ad oltre ventimila spettatori dovevamo scendere in campo e vincerla. In quel momento eravamo sotto in classifica e non avevamo alternativa. Serviva una spinta psicologica e una grande prestazione della squadra e così misi in campo un 4-2-4 con Nalini e Gabionetta sulle fasce e Negro e Calil come attaccanti centrali. Era quello l’unico modo per mettere sotto il Benevento. Quella vittoria fu meritatissima e servì a fortificare e trasmettere convinzione e sicurezza nei propri mezzi ai ragazzi. E’ un ricordo bellissimo e che porterò sempre nel cuore. Come anche la partita successiva a Lecce”.
Chi vede mister Menichini fra le favorite alla conquista della parte alta della classifica in questa stagione?
“In questa serie B vedo un passo avanti le tre retrocesse: quindi Crotone, Verona e Benevento e aggiungo Palermo che ha una squadra forte. Poi c’è il Cittadella che non smette di stupire ma è avvantaggiato da un ambiente tranquillo e che non mette pressione. Anche il Lecce ha una squadra ben costruita. Per quanto concerne la Salernitana l’ho vista molto bene domenica. Ho fatto i complimenti a Lotito, Mezzaroma e a Fabiani per la squadra allestita. Una rosa importante degna di Salerno. E poi ricordiamoci che in panchina siede un allenatore bravo ed esperto. La concorrenza c’è ma, ripeto, vedo tutti i presupposti per fare bene”.
E chi della rosa granata può essere determinante?
“Farei torto a qualcuno facendo nomi ma posso dirti che in granata vi è una rosa completa. Ho visto una difesa compatta, solida e ben strutturata. Un centrocampo con Di Gennaro e Di Tacchio che fa differenza e anche un forte attacco. Djuric l’ho allenato ed ha un ruolo fondamentale anche non segnando molto. E poi c’è Jallow che se gioca sempre come contro il Padova spacca le partite. Sottolineo ancora, vi è ampia scelta quest’anno e giocando ogni tre giorni si possono ruotare tutti quelli della rosa che, essendo di alto rendimento, avvantaggia tutto il collettivo”.
Un pronostico sul prossimo derby fra Benevento e Salernitana?
“Difficile fare un secco pronostico. Venerdì sarà una partita molto equilibrata. Il Benevento ha il vantaggio di giocare in casa e di avere Massimo Coda che può fare differenza. Ma in campo ce ne sono tanti che possono cambiare la partita da ambo le parti quindi penso che la differenza può farla solo un episodio. Però ricordiamoci che è un derby e sono partite a se ma chi vince, alla fine, può avere una spinta importante per il prosieguo del campionato. Sarà una bella partita ed io la gusterò dinanzi la tv”.
Noi ci auguriamo che il mister di Ponsacco però possa smettere presto di guardare il calcio da un comodo divano e possa tornare ad esserne protagonista su una fredda o calda, a seconda del periodo stagionale, panchina di uno stadio.