C’è stato un tempo in cui il calcio italiano primeggiava nelle coppe e i settori giovanili sfornavano ogni anno talenti che il mondo c’invidiava. Oggi è cambiato molto da allora, gli equilibri sono mutati. Ne ha un’opinione ben precisa un chinesiologo ormai ospite fisso della nostra redazione, il prof. Emilio Pesce.
Il calcio italiano s’è impoverito
Nel 2006 l’Italia cantò la sua ‘morte’ del cigno. L’ultimo trofeo al cielo, poi dopo, tra club e nazionali niente più. Un impoverimento dei settori giovanili, la volontà più che necessità dei club di puntare sull’usato sicuro, meglio se arriva dall’estero e, soprattutto, la mancanza d’investimenti sui giovani, hanno fatto il resto.
L’opinione del prof. Emilio Pesce
Il dottore ha un’idea precisa del declino del calcio italiano:

«Non vinciamo più nulla e non generiamo più campioni perché non giochiamo liberamente per strada, in una piazza, o all’oratorio di paese. Troppi adulti, pochi spazi liberi e poco tempo a disposizione. Il capo espiatorio diventa la scuola, da dove vengono assegnati troppi compiti».
La condizione dei settori giovanili?
«Molti vanno alla ricerca dei settori giovanili ponendosi il perché delle Academy che non producono più campioni. Come possano consentire al nostro calcio di riposizionarsi in maniera dignitosa a livello internazionale?
I tempi moderni hanno cambiato le ‘regole’. Cosa succedeva ieri?
«In Italia, con quello che succede, spesso si dimentica una realtà del calcio giovanile italiano. Rispetto a 20-30 anni fa nel nostro Paese, le famiglie oggi devono pagare per far giocare i bambini a pallone. Un tempo era tutto gratis per i ragazzi bravi; ai genitori si chiedeva di lavare le divise da gioco a casa, compresa la dotazione di magliette, borse e tute».

Cosa accade oggi?
«Iscrivere un ragazzo alla scuola calcio, oppure alla squadra del quartiere o dell’oratorio, costa da 200 a 500 euro (a una società in media un ragazzo costa sui 250 euro all’anno). Senza dimenticare la grande diffusione di campus estivi a pagamento. Un kit da calcio può costare ad una società circa 70 euro. Ma se questi soldi s’investissero nella crescita del futuro calciatore?».
Anche gli allenatori di oggi…
«La pressione di un allenatore. che sottolinea l’errore proponendo un esercizio correttivo o addirittura modifica il gesto tecnico, sicuramente va a bloccare la crescita e lo sviluppo del futuro talento. Le vecchie generazioni, hanno ancora tanta tecnica individuale, perché giocavano per strada mediamente due ore al giorno. Oggi, in una ‘normale’ scuola calcio vengono effettuate all’incirca quattro ore di allenamento a settimana».
Mancano i contributi.
«Allora perché un giovane ballerino, pugile, tennista o nuotatore si esercita tre-quattro ore al giorno e migliora il proprio talento? I settori giovanili delle società di calcio, invece, sono costrette a chiedere un contributo di iscrizione perché altrimenti faticherebbero a sopravvivere. Sono diminuiti i contributi pubblici e le sponsorizzazioni dei piccoli-medi imprenditori che aiutano a tenere in vita le realtà sportive di paese o quartiere».

Cosa ha fatto crescere questa trascuratezza?
«I tecnici lavorano con giovani che sono stati selezionati dopo vari stage estivi. Cosa c’è di utile in un corso FIGC se poi un tecnico si ritrova in una società dilettantistica mal attrezzata? E magari ci sono genitori che sperano che quello sia il contesto perché il proprio ragazzo diventi il Cristiano Ronaldo del futuro. Il problema è che la FIGC più che continuare a far venir fuori tecnici più o meno preparati dovrebbe ricreare le condizioni perché più giovani giochino a calcio».
I quesiti dai quali partire perché riprenda a ‘produrre’ il movimento calcio.
«Porsi domande e trovare immediatamente risposte sull’abbandono del calcio a 8-10 anni magari iscrivendosi alla stessa scuola calcio perché c’è lo stesso compagno di scuola. Un bambino o una bambina abbandona il calcio a 8-10 anni, ma ci siamo domandandoti perché?».
Da ieri a oggi. E un messaggio diretto…
«Un tempo tutti giocavano. Alti, bassi, magri grassi, bravi e quando si faceva la famosa conta per scegliere i compagni di squadra c’era sempre uno che rimaneva per ultimo.
I presidenti che ogni anno fanno finta di investire sui settori giovanili, dovrebbero porre fine a questo scempio, dovrebbero credere nei giovani. Tutti abbiamo dei fratelli, sorelle, dei nipoti e dei figli, siamo tutti padri, madri, nonni e nonne; come potete trattare così i ragazzini?! Nutrono un sogno grazie alla vostra ‘società calcistica’. Datevi una regolata! Non fate altro che infangare ancor più l’immagine e il valore dello Sport. Cercate gente giovane, nuova, capace, intraprendente. In fin dei conti siete degli imprenditori, e bisogna investire. Ci sono tanti giovani che vorrebbero entrare nel mondo del calcio, senza nessun tornaconto. Ma è solo la passione che fa sentire importanti i ragazzi che sicuramente ricambieranno con impegno e fedeltà».
Professore, da dove nasce il suo amore per lo Sport?
«All’età di 15 anni, mister Davide Mancone, oggi attuale tecnico del Città di Anagni ma già con un

buon curriculum, credette fortemente in me. Durante una partita contro la Cisco Roma, fui segnalato e portato al Chieti. Lasciai la mia casa, per poter intraprendere la carriera da calciatore. Alloggiavo in un convitto e stavo a contatto con giocatori che ad oggi sono in Serie A come Federico Di Francesco, o chi si è già passato, Marco Verratti.
Un mondo in sé che mi mise in contatto con professionisti del settore, oggi negli staff tecnici di squadre italiane».
Chi è Emilio Pesce
Il dottor Emilio Pesce si è laureato in Scienze Motorie presso l’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale. Ha inoltre conseguito il diploma di “Massaggiatore Sportivo” e la certificazione EREPS (Exercise Register of Exercise Professionals), allenamento terapeutico adattato al diabete e all’obesità patologica. Specialista in Recupero Funzionale post-intervento chirurgico. Rieducazione Posturale. Esercizio Clinico adattato alle patologie (Cardiologico e Pomonare, Reumatologico, Neurologico ed Oncologico). Iscritto all’Albo dei Chinesiologi, attualmente esercita la libera professione presso lo studio Get It Done sito in Mercato San Severino. Per informazioni 340 157 8745.
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