Abbiamo intervistato Ciro De Cesare, doppio ex di Salernitana e Frosinone, in vista del match fra le due squadre in programma stasera.
De Cesare: “Alla Salernitana manca un leader”
Ciro De Cesare è un ex calciatore italiano, di ruolo attaccante, soprannominato il Toro di Mariconda. Nativo di Salerno, esordisce in Serie B con la squadra della sua città, contribuendo alla promozione in Serie A con cinque reti. L’anno dopo, De Cesare si trasferisce al Chievo ritornando nel campionato cadetto dove rimarrà per tre anni, intervallati da un breve ritorno alla Salernitana, ottenendo con la casacca gialloblù una storica promozione. Scende nuovamente di categoria giocando con il Siena in B e lo Spezia in C nello stesso anno. Ritorna nella massima serie con le maglie di Como e Piacenza, prima di giocare dal 2003 al 2008 in Serie C con: Palmese, Frosinone, di nuovo Salernitana e Potenza. Nel 2011 passa al Salerno Calcio, con cui ottiene la promozione in Lega Pro Seconda Divisione.

La carriera da allenatore
Intraprende la carriera da allenatore una volta appese definitivamente le scarpette nel 2013, all’età di 42 anni, anche se due anni prima era stato allenatore-giocatore al Pisticci. La sua esperienza in panchina riprende proprio dalla Salernitana di cui allena tra il 2013 e il 2017: Giovanili, Juniores, Berretti, Under-17. Si trasferisce all’Agropoli allenando per un anno la squadra in Eccellenza e dal 2018 è l’allenatore del Castel San Giorgio.
In casa la Salernitana è la migliore del campionato, le porte chiuse sono un bene o un male per i granata?
«Per la mia esperienza uno stadio pieno deve essere solo uno stimolo per un calciatore. Non è bello vedere una partita di cartello, come l’ultima con il Lecce in cui ero in tribuna, a porte chiuse. Però non posso sapere cosa pensano i calciatori ad oggi».
Dopo la partita contro il Lecce, Castori è stato criticato per il suo modo di giocare, cosa ne pensa a riguardo?
«Criticare la Salernitana in questo periodo è eccessivo. A Brescia la Salernitana non è mai stata in partita, mentre contro il Lecce si è visto un palleggio di qualità da parte degli ospiti, ma Castori ha voluto questo tipo di gioco e le critiche devono essere solo costruttive. Non conosco Castori, ma per quello che ho visto è molto pratico, rischia poco e guarda al risultato, non al bel gioco. Fino a questo momento la Salernitana sta facendo un grandissimo campionato».
La rosa della Salernitana è da Serie A o servono innesti nel mercato?
«Se si vuole alzare l’asticella, sicuramente ci vogliono dei giocatori che aumentino la qualità della rosa. Ne servirebbe uno per reparto: un attaccante da almeno 20 gol, un centrocampista dal grande palleggio ed un difensore che guidi la difesa. Se la Salernitana riesce a fare questi tre acquisti se la può giocare tranquillamente per la Serie A. Per ora squadre come Empoli, Chievo e Lecce hanno qualcosa in più in rosa. Le intenzioni della società si capiranno nel mercato di gennaio».
La Salernitana potrebbe subire l’assenza di Castori per squalifica?
«Non credo, l’allenatore in seconda deve essere rispettato come il primo. Anche se è normale che Castori sia il “capo” del gruppo. Contro il Frosinone sarà una partita importante dove la Salernitana deve portare a casa punti per non staccarsi dal vertice. Credo che vedremo un altro tipo di Salernitana per questa trasferta, rispetto alle altre uscite».
Alla Salernitana manca un leader per vincere le partite importanti?
«Nel calcio ci vuole la qualità, questo comprende anche avere giocatori di esperienza che in questo momento non ci sono a Salerno. Ci vuole un leader che prenda la squadra per mano nei momenti di difficoltà, ma non lo vedo. Per fare il leader ci vuole una forte personalità, carisma, campionati alle spalle oltre a saper comprendere e risolvere le situazioni. Non deve essere necessariamente il capitano, quando ero a Salerno lo ero anche senza la fascia. Aiutavo i giovani, avevo rapporto con i tifosi. L’ho dimostrato quando sono tornato con il Salerno Calcio».
Le piacerebbe allenare Salernitana o Frosinone?
«A Frosinone sono stato bene, ma allenare la squadra della propria città sarebbe tutta un’altra storia, così come giocarci. Spero di allenare in categorie superiori a quella attuale. Anche se sono ex di entrambe, il cuore mi porterà sempre a Salerno».