La Salernitana è uscita con le ossa rotte dalla trasferta di Lecce. Paulo Sousa ha fatto partire dal 1′ Jovane Cabral e Mateusz Legowski per la prima volta, due degli acquisti del mercato estivo. Vediamo com’è andata la loro partita.
Cabral e Legowski: la prova del capoverdiano
L’esterno capoverdiano e il centrocampista polacco hanno fatto il loro esordio dal 1′ con la maglia granata nel delicato scontro-salvezza di Lecce.
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I due giocatori avevano già giocato qualche scampolo di partita subentrando dalla panchina, il loro schieramento dall’inizio ha avuto a che vedere con cause di forza maggiore: vuoi per lo stato di forma precario di Mazzocchi e Bohinen, vuoi per il caso Dia.
Partiamo analizzando la prestazione dell’ex Lazio: Cabral non giocava una partita intera da due anni. Dal punto di vista della lucidità nell’esecuzione della giocata, questo lo si è notato e non poco, ma è difficile giudicare negativamente la sua prestazione. Partito come esterno a tutta fascia sulla destra al posto di Mazzocchi, Cabral ha mostrato qualità non indifferenti nell’uno contro uno, mettendo in seria difficoltà il suo dirimpettaio, Antonino Gallo. L’arma a doppio taglio del suo schieramento come laterale è la sua scarsa propensione alla fase difensiva: Banda ha fatto il bello e il cattivo tempo su quella fascia e Lovato si è spesso trovato in difficoltà nel contenere le scorribande dello zambiano, coadiuvato da Gallo e Rafia. Spesso è dovuto intervenire Coulibaly in fase di raddoppio per colmare alle lacune difensive dell’ex Sporting Lisbona. Considerando che Cabral, di base, è un esterno sinistro d’attacco, c’è solo da lodare la sua applicazione al ruolo disegnatogli dal mister lusitano.
Nella ripresa, Sousa lo sposta più avanti, precisamente sulla trequarti in coppia con Candreva. In questa posizione, Cabral diventa il giocatore più pericoloso della Salernitana: sue, infatti, le occasioni migliori per il pari granata. Prima colpisce il palo con un tiro deviato, poi costringe Falcone alla parata con una sassata dal limite, infine spreca malamente un rigore in movimento confezionatogli da Bohinen. Buono, però, il filtrante con cui aveva liberato in precedenza il norvegese al tiro. Nel finale, si rende anche protagonista in negativo causando il rigore del raddoppio realizzato da Strefezza. Una gara da croce e delizia la sua, ma il giocatore sembra avere grandi margini di miglioramento.
La prova di Legowski: disordinato e impreciso
Di tutt’altro tenore, invece, la gara di Mateusz Legowski. Il centrocampista polacco, schierato in mediana al fianco di Coulibaly, ha fatto rimpiangere sia Bohinen che Maggiore.
Certo, stiamo pur sempre parlando di un giocatore classe 2003 alla sua prima esperienza in un campionato importante, ma il mediano ex Pogon è sembrato sfasato e fuori giri: irruente negli interventi, pasticcione col pallone tra i piedi e quasi mai in grado di supportare il pressing dei compagni. Legowski è sembrato un pesce fuor d’acqua per tutti i 77′ in cui è rimasto in campo, mostrando una scarsa lucidità nella lettura delle giocate. Di positivo c’è da annoverare una grande generosità, visto che ha corso a perdifiato per tutta la partita, ma ancora deve entrare nei meccanismi tattici di Sousa. Probabilmente, deve ancora abituarsi a giocare nella mediana a due, ma il suo integramento è solo questione di tempo.
Quando era subentrato nelle partite contro la Roma e l’Udinese, Legowski aveva mostrato buone cose nei pochi minuti concessigli da Sousa. Il tempo per migliorare non gli manca, ma ad oggi non sembra ancora pronto per poter partire dall’inizio.