domenica 08 09 24
spot_img
HomeEsclusiveCandido Fortunato: "Il ricordo più bello di Andrea? Un gol in un...
spot_img

Candido Fortunato: “Il ricordo più bello di Andrea? Un gol in un torneo a via Mercanti”

spot_img
spot_img
spot_img
spot_imgspot_img

Intervista a Candido Fortunato, fratello di Andrea, compianto ex calciatore salernitano stroncato da una terribile malattia il 25 aprile del 1995.

Il ricordo di Candido Fortunato di suo fratello Andrea

Il 25 aprile 1995 scompariva Andrea Fortunato, promettente terzino sinistro salernitano della Juventus con un futuro radioso nel calcio che conta. La carriera di Fortunato, di fatti, è stata un’ascesa rapida verso i vertici del calcio. Partì da Salerno a soli 13 anni per trasferirsi a Como con il permesso della famiglia, a patto di proseguire gli studi. Pur di inseguire il suo sogno, si sdoppiò tra pallone e libri. E andava forte in entrambi i settori. Sul Lario debuttò in Serie B il 29 ottobre 1989 in una gara casalinga contro il Cosenza, diventando una delle poche note liete di una stagione altrimenti da dimenticare, culminata con una retrocessione in C. Capelli lunghi al vento, Fortunato si beveva la fascia sinistra e si impose come uno dei terzini più in crescita del panorama italiano, al punto da meritarsi la chiamata in Serie A da parte del Genoa, nel 1991. Dopo un anno a farsi le ossa al Pisa, Andrea ritornò al “Grifone” dove, nella stagione ’92-’93, mise a referto 33 presenze e tre gol, tra cui la rete salvezza contro il Milan campione d’Italia.

Fu l’ultimo regalo di Fortunato ai tifosi del Genoa, perché il terzino nell’estate del 1993 passò alla Juventus su esplicita richiesta di Giovanni Trapattoni. Un’estate irripetibile, in cui non solo arrivò in bianconero, i colori per cui tifava sin da bambino, ma raggiunse anche la maglia azzurra. Il 22 settembre, infatti, Fortunato esordì in Nazionale maggiore contro l’Estonia, in una gara valevole per le qualificazioni ai Mondiali statunitensi dell’anno successivo. Un esordio tra i grandi che, purtroppo, fu l’unica e l’ultima apparizione in azzurro prima che… la vita gli presentasse il conto. Fortunato fu un talento tutta corsa e forza esplosiva. Memorabili le sue scorribande sulla fascia sinistra e i suoi cross per le punte. Un ragazzo umile e determinato, strappato alla vita troppo presto a soli 23 anni.

Intervistato dalla nostra redazione, suo fratello Candido, stimato agente FIFA, ci ha permesso di omaggiare la memoria di Andrea nell’anniversario della sua dipartita.

Il ricordo di Andrea è ancora molto vivo nell’ambiente del calcio. Negli anni si sono susseguite numerose iniziative di commemorazione della sua scomparsa. Qual è stata, a suo parere, la più emozionante?

«Devo dire che tutte le manifestazioni di affetto, per me e la mia famiglia, sono state emozionanti. L’emozione è una cosa bella sempre. Ciò che senza dubbio, per me, rimarrà indelebile, è il bagno di folla in occasione della Coppa Andrea Fortunato dell’agosto del ’95 all’Arechi. Vedere 34mila persone sugli spalti fu un’emozione indescrivibile che, successivamente, portò con sè altre emozioni con la realizzazione di numerosi progetti».

Quanto è stato fatto, dal ’95 ad oggi, per preservare la salute dei calciatori?

«Moltissimo. L’aspetto del monitoraggio sulla salute degli atleti è migliorato di gran lunga rispetto a 25 anni fa. Al contempo, però, ritengo che si debba pensare alla salute degli sportivi in generale, non solo dei calciatori. Gli sportivi amatoriali meritano la stessa attenzione di quelli professionisti, perché rappresentano il cuore pulsante della nazione».

Può ricordarci qualche aneddoto sulla carriera di Andrea?

«Di aneddoti ce ne sono tanti, ma a parte quelli più o meno conosciuti, a me piace ricordare l’Andrea giovane calciatore. Quello dei tornei con i ragazzi del nostro quartiere nel centro storico di Salerno. Gli capitava spesso di giocare con ragazzi di 3 o 4 anni in più e non si notava la differenza. Riceveva costantemente apprezzamenti e rispetto da calciatori che, successivamente, sono diventati professionisti. Ricordo una finale contro i Fedelissimi, al campo di calcetto a via Mercanti, quando Andrea segnò il gol vittoria con una semirovesciata da centrocampo facendo “esplodere” il pubblico presente».

Qual è il calciatore che, a suo parere, attualmente più si avvicina per caratteristiche ad Andrea o che potrebbe avvicinarsi nel prossimo futuro?

«Nel calcio attuale, chi ricorda molto mio fratello è Leonardo Spinazzola. Ha la stessa velocità e più o meno lo stesso piede. Ad onor del vero, ultimamente in Italia abbiamo fatto un po’ fatica a generare terzini sinistri con la capacità di fare al meglio entrambe le fasi di gioco».

Secondo lei ci sono le condizioni per riprendere i campionati?

«Se fossi io a decidere non li riprenderei, perché nessuno può sapere cosa può accadere. Capisco, al tempo stesso, la necessità di salvaguardare i meccanismi economici, ma questa in cui ci troviamo è una situazione piuttosto grave. In passato, l’annullamento è derivato dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale, e reputo il Coronavirus un’emergenza di eguale gravità. Credo che il 2020 possa anche passare alla storia come un anno in cui si è vinto lo Scudetto della vita… e non quello dello sport».

spot_img
spot_img
spot_img
spot_img
Lino Grimaldi Avino
Lino Grimaldi Avino
Lino Grimaldi Avino, giornalista, editore e scrittore. Ha lavorato presso Cronache di Salerno, TuttoSalernitana, Granatissimi ed è direttore di SalernoSport24. Alla radio ha lavorato presso Radio Alfa, e attualmente conduce due programmi sportivi a RCS75 - Radio Castelluccio, Destinazione Sport e Destinazione Arechi. Ha pubblicato due libri: Angusti Corridoi (2012) con la casa editrice Ripostes, e La vita allo specchio - Introspettiva (2020) con la Saggese Editori, con prefazione dello scrittore Amleto de Silva.
spot_img

Notizie popolari