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Carlo Pizzigoni: “Facundo Gonzalez difensore moderno. La Salernitana squadra che fa calcio”

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Prosegue il mercato della Salernitana, il nome che potrebbe colmare il reparto difensivo, specialmente dopo l’infortunio di Daniliuc, è quello di Facundo Gonzalez, difensore Uruguayano. Per l’occasione abbiamo intervistato Carlo Pizzigoni, giornalista nonché esperto di calcio sudamericano.

Facundo Gonzalez è della Juve, ma occhio alla Salernitana

Sembra essere arrivata al fotofinish la trattiva che vedrebbe come protagonista il talentuoso difensore del Valencia Facundo Gonzalez, pronto oramai ad aggregarsi alla Juventus. La squadra bianconera, capitana dal direttore sportivo Giuntoli, è riuscita a brucia le dirette concorrenti accaparrandosi il talentuoso difensore Uruguayano reduce dalla vittoria del Mondiale Under20.

Nell’ultima settimana però, stando alle indiscrezioni trapelate da Gianluca Di Marzio, si è parlato di un possibile passaggio del giocatore alla Salernitana. L’interesse trapelato non è infatti una novità, Questa trattativa sarebbe un ottima opportunità per la squadra granata di accaparrarsi, seppur con la formula del prestito, un giocatore dalle grandi qualità tecniche che riuscirebbe a colmare la mancanza dell’infortunato Daniliuc.

Chi è Carlo Pizzigoni

Per l’occasione abbiamo intervistato Carlo Pizzigoni. Nato a Pero, nella periferia di Milano, è considerato da molti, grazie a lavori innovativi per la divulgazione, non solo sportiva, come Locos por el Futbol e Storie Mondiali (insieme a Federico Buffa), come una delle migliori penne prestate al mondo calcistico. Fin da subito coltiva la carnale passione per il giornalismo, i viaggi e il calcio sudamericano. Nella sua carriera ha collaborato con Sky Sport, ha scritto per «La Gazetta dello Sport», «Guerin Sportivo» e per il quotidiano svizzero «Giornale del Popolo».


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Chi è Facundo Gonzalez. Il difensore moderno della Juventus

«Per quanto riguarda la sua storia, Facundo Gonzalez va via dall’Uruguay già all’età di quattro anni. Per questioni economiche la famiglia decide di spostarsi e vivere in Spagna, precisamente nella zona di Castelldefels, comune vicino a Barcellona. Cresce nel settore giovanile dell’Espanyol, che a livello di attività di base è molto importante anche sé se ne parla poco.

All’Espanyol gioca da mediano e quasi subito da difensore centrale e si vedeva fin da subito che aveva queste caratteristiche del difensore moderno: ottimo piede, grandi letture in fase di possesso. Naturalmente in Spagna viene sviluppato quel tipo di approccio del difensore che deve partecipare alla fase di costruzione. Otto stagioni dopo va al Valencia dove, con la società che sta vivendo una situazione economica e tecnica non delle migliori, continua il suo percorso di crescita».

La Garra Charrúa e la generazione dei talenti Uruguayani di Facundo Gonzalez

«Lui ha sempre detto che, nonostante abbia passaporto italiano oltre che spagnolo, la sua volontà è sempre stata quella di giocare per l’Uruguay, questa, infatti, è la stima del marchio “charrua”, ed è una cosa che avviene molto spesso; mi viene da citare Álvaro Rodríguez, altro giocatore di questa generazione molto forte, del Real Madrid, nato in Spagna, che vuole giocare per la Celeste. Ovviamente l’Uruguay è una magia del calcio perché continua a produrre calciatori di alto livello pur essendo un paese composto poco più da tre milioni di abitanti.

Soprattutto ci sono delle generazioni che spiccano più di altre come gruppo, come videata; mi vengono in mente i 97-98: Federico Valverde, Rodrigo Bentancur, Nicolás De La Cruz e questi 2003 che hanno tanti giocatori interessanti tra i quali anche difensori centrali come: Sebastián Boselli, Alan Maturro, che ad oggi gioca al Genoa e che è cresciuto al Defensor Sporting, e Facundo Gonzalez. Tutti giocatori che hanno vinto il Mondiale Under20 e che come Gonzalez riceveranno presto la chiamata dalla nazionale maggiore».

A “Locos por El Fútbol”, format che porti alla BoboTv, hai parlato di Gonzalez come di un giocatore dalle grandi qualità, che però non ha ancora fatto il salto di qualità tra i professionisti. Se la trattativa si dovesse concretizzare cosa potrebbe dare e ricevere dalla squadra di Sousa?

«Ovviamente siamo in un momento in cui deve mettere minuti all’interno del suo percorso da calciatore. Io credo che in questa logica sia giusto passare per una squadra di minore ambizione, rispetto all’ambiente Juventus, ma una squadra che fa calcio come appunto quella di Paulo Sousa. È giusto, secondo me, che la Juve abbia scelto, non solo una piazza calda e di calcio vero come Salerno, tenendo ovviamente conto della presenza di un allenatore che può mettere nelle condizioni giuste Facundo.

Mi viene da pensare che lui (Facundo Gonzalez, n.d.r.) e Pirola siano i due giocatori di piede sinistro più interessanti della Serie A. Benché abbiano caratteristiche diverse, in quanto Facundo è più tecnico di Lorenzo, per me Pirola è un piccolo Samuel, ed è un ragazzo su cui la Salernitana ha fatto un grande investimento. Molte volte quando si parla dei difensori italiani si commette l’errore di escluderlo, io l’ho visto crescere qui a Milano, ed ha, secondo me, grandi prospettive, al di là di qualche errore, ma d’altro canto chi si limita al ‘compitino’ e non fa errori non cresce».

Il Sud America come “fabbrica del talento”

«Quando si parla di calcio sudamericano molte volte si fa tutto un calderone, come se fosse tutto identico, ma in realtà ci sono molte specificità tra i vari paesi e tra le vari aree. I campionati brasiliani e argentini si sono aggiornati, con lo studio e l’analisi del calcio che hanno fatto sì che questo sport crescesse in ogni angolo del mondo, tra cui proprio in sudamerica, primo produttore di talento nel mondo. Per capirlo basti vedere l’influsso di giocatori argentini, brasiliani, uruguayani in Europa. La produzione dei calciatori è sempre stata ottima perché la qualità dei formatori è il numero uno.

Il campionato brasiliano è un campionato più ricco dove c’è possibilità di spesa e di aggiungere ai giovani a disposizione altri calciatori di buona qualità. In Argentina si sta attraversando un momento economico difficile, si fa quindi più fatica a far entrare dei giocatori nonostante ci siano delle eccezioni, come per il Boca Junior, che negli scorsi giorni ha presentato Cavani e che è tra quelle squadre argentine ad avere una certo appeal per acquisire campioni».

Tra Brasile e Argentina: le diversità e il modo di intendere il calcio Sud Americano

«Il Brasile è praticamente un continente, trattarlo come un paese per chi vive il calcio sarebbe riduttivo e altresì sbagliato. Questo è dovuto alla grande permeabilità culturale della società brasiliana, piena di influenze culturali che vengono da tutto il mondo e che la rendono culturalmente molto più aperta e variegata di quella argentina. Questa apertura fa si che ci sia questa “tendenza” all’avvicinamento di molti allenatori portoghesi ed europei, una specificità che avviene molto più raramente in argentina, che ha una società particolare ed unica, dove si è creato realmente il gioco del calcio con quella passione, studio e racconto del calcio che la rendono questa realtà assolutamente unica.

Oggi come oggi in Argentina è difficile, poi raro, che arrivino allenatori di altri paesi, perché è un calcio che bisogna comprendere in tutte le sue sfaccettature, un calcio che richiama in patria allenatori che hanno fatto grandi esperienze all’estero con una grande apertura mentale. Ad esempio, proprio l’altro giorno ho visto la grande partita giocata dall’Argentinos Junior contro il Fluminense, quello è un calcio molto gasperiniano che viene messo in pratica da Gabriel Milito. Questo è lo spettro del ricambio a livello interno, con le idee calcistiche proposto da fuori e che passano attraverso le capacità degli allenatori argentini, come fatto da Fernando Gago, che allena al Racing, Martín Demichelis, che allena al River Plate e che ha vissuto una carriera in Europa».

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