Il proprietario della Salernitana Danilo Iervolino è stato ospite di “Vianema” il podcast ufficiale della società. L’imprenditore di Palma Campania ha ribadito la vicinanza al club granata.
Le parole di Danilo Iervolino al podcast “Vianema”
Il proprietario della Salernitana Danilo Iervolino è intervenuto nel quinto episodio del podcast ufficiale del club. L’imprenditore ha smentito tutte le varie voci che si erano rincorse su un’eventuale messa in vendita del club ed ha ribadito la vicinanza alla squadra, ecco le sue dichiarazioni.
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«Sono rimasto in silenzio perché ero arrabbiato con me stesso e quindi volevo pensare più a lavorare che a fare polemiche. Penso che il mio silenzio sia molto coraggioso altrimenti avrei dovuto rispondere con rabbia a degli attacchi ingrati, offese a coloro che strumentalizzavano la Salernitana, a quelli che spacciavano notizie false. Dovevo parlare e non mi andava di fare promesse per ottenere consensi».
«Mi hanno colpito negativamente tante cose, la resa dei giocatori la fiducia data ad alcuni manager che mi è stata sistematicamente tradita, qualche attacco ingeneroso ed anche qualche notizia falsa a cui qualche volta ho risposto. Il problema è che quando quel rettangolo di gioco ti penalizza tutto il resto diventa maledettamente secondario e quindi ero dispiaciuto con me stesso per non aver raggiunto degli obiettivi che mi ero prefissato. Tra qualche anno capiremo se il mio operato sarà giusto, io ho messo tutto me stesso».
«Sicuramente la retrocessione è stata un duro colpo. Se potessi tornare indietro, probabilmente gestirei alcune cose in modo diverso. Essere presidente di una squadra di calcio è un percorso di crescita, non si nasce con questa esperienza. Forse avrei dovuto tenere un profilo più basso, evitare proclami eccessivi e contenere l’entusiasmo in una piazza già carica di passione.
Avevamo giocatori di qualità come Dia, Tchaouna e Daniliuc, e la squadra sembrava avere una sua identità. Eravamo fiduciosi, ma nel calcio non contano solo gli investimenti: servono equilibrio, serenità e soprattutto unità. I conflitti interni e le tensioni creano solo caos. Se potessi rifare tutto, manterrei la stessa strategia, ma sarei più presente e prenderei certe decisioni in prima persona, senza affidarmi troppo ai consigli altrui.
La responsabilità è mia e me ne assumo tutte le conseguenze. Ora guardiamo avanti: l’obiettivo è costruire un progetto solido per tornare in Serie A, anche se dovesse richiedere due o tre anni. Mi sento più maturo, ho imparato a interpretare meglio gli umori dell’ambiente e, rispetto al passato, credo di essere diventato un presidente più consapevole».
«Prospettive future? Rimango il proprietario della Salernitana, una scelta dettata dalla volontà di costruire e non di arretrare. Non mi sono defilato, anzi, sono più coinvolto che mai. Sin dall’inizio ho compreso quanto siano cruciali le infrastrutture per la crescita di un club, ed è proprio per questo che la presidenza Busso è nata: per dare maggiore attenzione a questo aspetto strategico.
Continuo a essere l’azionista di riferimento, presente e determinato. L’obiettivo è chiaro: lavorare tutti nella stessa direzione per garantire stabilità e raggiungere una salvezza serena, senza affanni».
«Il rapporto con i tifosi è fatto di passione, e come si dice, “l’amore non è bello se non è litigarello”. Capisco la loro delusione: volevano una Salernitana competitiva in Serie A, e vedere la squadra soffrire è stato un duro colpo per tutti. È una ferita che sento anche io.
Ciononostante, il mio rispetto per i tifosi e per la città di Salerno è immenso. La vera forza della Salernitana è il suo pubblico, il cuore pulsante che non smette mai di sostenere la squadra. È proprio a quel cuore e a quel coraggio che dobbiamo ispirarci per ripartire.
Il mio impegno qui non è un ripiego, ma un onore e una responsabilità che sento profondamente. Accetto le critiche per gli obiettivi mancati, perché è giusto assumersi le proprie responsabilità. Ma non posso accettare che si metta in dubbio il mio rispetto per questa città e per questa squadra. Il tempo per rimediare c’è, e sono determinato a farlo. Quello che non permetterò è che si oltrepassi il limite con offese personali o attacchi all’immagine mia e della Salernitana».
«La Salernitana è sempre stata finanziata esclusivamente con le mie risorse personali. Non ha debiti, se non nei miei confronti, e dal punto di vista finanziario la società è solida e in totale equilibrio».
«Troppi cambi in panchina? Ammetto di essere stato sia “mangia-allenatori” che “mangia-dirigenti”. Il calcio è un ambiente frenetico, dove tutto si consuma in fretta e spesso le scelte vanno riviste rapidamente».
«Non c’è mai stata una vera empatia tra me e Petrachi, ma solo un rapporto di rispetto professionale. Lui ha operato in totale autonomia e noi, forse sbagliando, ci siamo limitati a subire certe decisioni. Per esempio, io avrei voluto trattenere Daniliuc, Kastanos, Bradarić e Coulibaly, mentre lui era convinto che fosse giusto lasciarli andare per puntare su altri giocatori. I risultati, però, non sono stati quelli sperati
A un certo punto il suo legame con la società si è affievolito, e dopo alcune confidenze fatte all’amministratore delegato Milan, abbiamo ritenuto che fosse arrivato il momento di cambiare. Per questo abbiamo deciso di interrompere il rapporto e affidare la squadra a Valentini. Anche le scelte di Martusciello e Colantuono sono state esclusivamente sue».
«Per me la soddisfazione passa attraverso il lavoro del direttore sportivo e dell’allenatore. Non ho la competenza tecnica per scegliere i giocatori, ma posso garantire supporto e mettere a disposizione altre risorse. Ho sempre avallato le scelte che mi sono state proposte, dando carta bianca al direttore, che conosce bene la categoria e ha mostrato la volontà di investire nel progetto Salernitana».
«Con Sousa abbiamo avuto difficoltà perché parlava spesso delle strutture del Benfica, ma qui siamo a Salerno, e la realtà è diversa. Bisogna capire il contesto in cui si lavora e rispettare l’identità di questa piazza».
«Valencia non era idoneo a scendere in campo, come confermato dagli esami. Abbiamo fatto un investimento importante per lui e credo che siamo stati anche fin troppo corretti nei suoi confronti. Ero fiducioso, ma sapevo che qualcosa nel reparto offensivo non funzionava. Petrachi, invece, riteneva che la squadra fosse già completa così, ma non è vero che mi sono opposto all’acquisto di nuovi attaccanti».
«Ora sono molto soddisfatto. Cerri e Raimondo mi piacciono tantissimo: due attaccanti forti, completi, con fisicità e spirito di sacrificio. Giocatori che lottano e danno tutto per la maglia. Ho visto una squadra grintosa, fatta di leoni, di uomini che non accettano la sconfitta».
«Breda è una scelta fatta con Valentini ed è una decisione di cui mi assumo tutte le responsabilità».
«Lo stadio può essere un valore aggiunto enorme. È un investimento fondamentale, non solo per i tifosi ma anche per attirare calciatori di livello, che potranno valutare la Salernitana non solo in base all’ingaggio, ma anche alla qualità del progetto. Il prestigio di un club passa da tanti aspetti, e avere un impianto moderno e funzionale è uno di questi.
Sono certo che sarà un’opera straordinaria, e il mio auspicio è che i lavori procedano senza intoppi, così da poterlo vivere al più presto. Sarebbe importante anche poter avere voce in capitolo su alcune scelte e garantirci un contratto di gestione a lungo termine, che ci offrirebbe stabilità e vantaggi concreti.
Stiamo dialogando con il Comune per trovare un accordo che ci consenta di utilizzare lo stadio per molti anni, non solo durante la stagione ma anche in altre occasioni, come eventi estivi e amichevoli di prestigio. L’obiettivo è trasformare Salerno in una vera città dello sport, con una struttura all’altezza delle ambizioni della squadra e della sua tifoseria».