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De Silvestro: “Salerno è una piazza speciale. I tifosi sono unici al mondo”

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Intervista a Massimiliano De Silvestro, ex attaccante della Salernitana, protagonista della straordinaria cavalcata verso la Serie B del campionato ’93-’94.

Massimiliano De Silvestro, il “folletto” veneto

Quando, da giovanissimo, arrivò a Salerno nel ’92, Massimiliano De Silvestro era uno dei tanti ragazzi di belle speranze a caccia della cosiddetta fortuna. Un calciatore che amava correre palla al piede… e insieme a lui tutto lo stadio. Dici Massimiliano De Silvestro ed evochi nostalgia, divertimento, orgoglio e spettacolo.

Arrivò con il Professore

Arrivò con Sonzogni in panchina, ma esplose definitivamente con Delio Rossi, per lui Salerno non è certo una piazza come le altre. De Silvestro, nella memoria collettiva dei tifosi granata, rievoca il tridente composto insieme a Carlo Ricchetti e a Giovanni Pisano. Un trio delle meraviglie che fece la fortuna della Salernitana.

Intervistato dalla nostra redazione, ha ricordato i momenti più significativi dell’esperienza vissuta in maglia granata… con tanta nostalgia e, perché no, anche con qualche rimpianto.

Salve Massimiliano. Innanzitutto, come sta vivendo questo periodo di “reclusione forzata”?

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Massimiliano De Silvestro | ph: web

«Diciamo che sto inventando di tutto pur di passare il tempo, tra lavori a casa e giochi di ogni tipo. In più, ogni tanto propongo degli allenamenti ai miei ragazzi per tentare di mantenerli in forma. Purtroppo, per venirne fuori da questa situazione, dobbiamo obbligatoriamente restare in casa».

Cambiamo argomento. Come giudica il campionato della Salernitana fino allo stop forzato?

«Nel complesso, abbastanza positivo. La Serie B è un campionato lungo e difficile, quindi i cali fisiologici, uniti agli infortuni, certamente sono dei fattori che, alla lunga, possono essere determinanti. Credo che comunque possa ambire quantomeno ai play-off. A volte è anche una questione di fortuna, perché può capitare di scontrarsi contro squadre, imbattibili fino a quel momento, che attraversano un periodo di flessione e, dunque, è possibile approfittarne. A prescindere, credo che la Salernitana abbia un buon organico guidato da un ottimo allenatore, e certamente potrà dire la sua fino alla fine».

Facciamo un tuffo nel passato. Ricchetti-Pisano-De Silvestro: un tridente che a Salerno ricordano ancora come se fosse ieri…

«Ricordi indelebili, senza alcun dubbio. Al di là del tridente, comunque, la componente fondamentale è sempre stata il gruppo. Nel primo campionato, con Sonzogni, stavamo facendo bene. Purtroppo avemmo un calo fisiologico nel momento clou della stagione. Quel campionato servì per cementificare il gruppo che, poi, l’anno dopo, avrebbe conquistato la Serie B».

Eppure, la trionfale stagione del 1993-1994, non partì, per usare un eufemismo, sotto i migliori auspici…

«Salerno è una piazza importante ma, se lo cose vanno male, è difficile giocarci. Ricordo che a quell’epoca avevo vent’anni, e spesso rinunciavo alla classica birretta per paura che qualcuno mi additasse come poco professionale. Avemmo la fortuna di essere guidati da un grande allenatore che, tra l’altro, all’inizio non era visto di buon occhio. Eravamo un tutt’uno, calciatori, staff tecnico, magazzinieri e dirigenti. Nei momenti di difficoltà non ci pesava neanche andare in ritiro perché ci divertivamo e stavamo benissimo insieme».

Per due anni di fila avete sfiorato il doppio salto di categoria. Ha qualche rimpianto particolare legato a quelle due stagioni?

«Non tanto nella prima, in cui eravamo obbligati a vincere a Bergamo contro una grande squadra; ma nella seconda ho il rimpianto di non aver potuto partecipare alla fase finale della stagione a causa di un brutto infortunio. Avrei voluto essere in campo per lottare insieme ai compagni, ma purtroppo non mi è stato possibile».

A quei tempi, c’era una sinergia tra squadra e tifosi fuori dal comune. Oggi, invece, le cose sembrano andare in un’altra direzione…

«C’era un rapporto fondato innanzitutto sul rispetto. Si può dire che con la maggior parte di loro eravamo amici veri e propri. Capitava che spesso ci consigliavano su qualunque aspetto, ed era una cosa veramente bella. Credo che con Lotito ci sia una base solida, poi è normale che occorre sempre dare quel qualcosa in più che la piazza merita ampiamente perché Salerno è speciale».

Grazie Massimiliano. Le va di mandare un saluto al popolo granata?

«Con immenso piacere. Mi raccomando, restate vicini alla squadra come solo voi sapete fare. Salerno, sotto questo punto di vista, è unica. Spero possa riprendere il campionato il prima possibile e, magari, che possa concludere con i festeggiamenti per una promozione che darebbe il giusto lustro ad una piazza speciale che porterò sempre nel cuore».

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Lino Grimaldi Avino
Lino Grimaldi Avino
Lino Grimaldi Avino, giornalista, editore e scrittore. Ha lavorato presso Cronache di Salerno, TuttoSalernitana, Granatissimi ed è direttore di SalernoSport24. Alla radio ha lavorato presso Radio Alfa, e attualmente conduce due programmi sportivi a RCS75 - Radio Castelluccio, Destinazione Sport e Destinazione Arechi. Ha pubblicato due libri: Angusti Corridoi (2012) con la casa editrice Ripostes, e La vita allo specchio - Introspettiva (2020) con la Saggese Editori, con prefazione dello scrittore Amleto de Silva.
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