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Di Michele a SalernoSport24: “La Salernitana può vincere ad Empoli”

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Intervista a David Di Michele, indimenticato ex bomber della Salernitana, mattatore dell’ultimo successo granata ad Empoli datato 28 novembre 1999. Viaggio tra i ricordi e le aspettative future dell’ex idolo della torcida granata.

Intervista a “Re David” Di Michele

Ricordato ancora oggi con affetto dalla torcida granata, David Di Michele può essere considerato come uno degli attaccanti più forti mai transitati a Salerno. Tre indimenticabili stagioni con la maglia del Cavalluccio indosso, in cui si è fatto conoscere al grande calcio con giocate sopraffine e gol d’autore. Impossibile dimenticare il gol al San Siro contro l’Inter mandando al bar un certo Beppe Bergomi, o il dribbling ubriacante su Iuliano all’Arechi e l’assist al bacio per l’accorrente Marco Di Vaio contro la Juventus ed altri, tantissimi gol di rara bellezza realizzati. Tre anni all’ombra dell’Arechi conditi da 40 gol in 92 presenze, che gli valsero la chiamata dell’Udinese e che, soprattutto, gli spianarono la strada nel calcio che conta. Sua anche la firma, insieme a quelle di Guidoni e Di Jorio, nell’ultimo successo al “Castellani” di Empoli, prossimo avversario della Salernitana targata Gian Piero Ventura.

Ciao David. Sabato prossimo la Salernitana sarà di scena ad Empoli in un match alquanto delicato sotto tutti i punti di vista. L’ultima vittoria in terra toscana è datata 28 novembre 1999, proprio quando una tua rete, insieme a quelle di Guidoni e Di Jorio fissarono il punteggio sullo 0-3. Che ricordi hai di quel match e di quella stagione?

«Fu un match tra due squadre importanti che lottavano per i piani alti della classifica. Quel 3-0 fu il giusto premio dopo una prestazione perfetta per tutto l’arco dei 90 minuti e che, tra l’altro, sarebbe potuta terminare con uno scarto addirittura maggiore. Una vittoria ottenuta grazie alla compattezza di squadra e alla voglia di tutti noi di portare a casa un risultato positivo. Quella partita ci diede lo slancio per tornare a lottare per le posizioni di vertice, anche se, purtroppo, in quella stagione terminammo al settimo posto… con non pochi rimpianti».

Oggi, sulle panchine delle due squadre, siedono Roberto Muzzi e Gian Piero Ventura con cui hai condiviso l’esperienza ad Udine. Che opinione hai degli attuali tecnici delle due compagini?

«Roberto Muzzi è alla sua prima esperienza vera da allenatore. Certamente per lui non sarà facile, visto che Empoli è una piazza importante in cui devi incidere positivamente fin da subito. Ad ogni modo, non posso che parlare bene di lui. E’ un grande ex bomber e, soprattutto, un grande uomo. Come allenatore è tutto da scoprire, proprio come tutti noi che abbiamo deciso di intraprendere questa nuova avventura. Comunque, gli faccio i miei migliori auguri per una carriera da protagonista. Per quanto riguarda Gian Piero Ventura, ricordo che ad Udine subentrò a Roy Hodgson e si trovò di fronte ad una situazione un po’ particolare. Fino al suo arrivo, avevamo sempre giocato col 4-4-2 e, soprattutto, in tutt’altro modo di come lui vedeva il calcio. All’inizio fu difficile capire i suoi metodi e i suoi movimenti, ma comunque parliamo di un allenatore importante che ha insegnato calcio in ogni squadra in cui ha allenato. Senza dubbio, fu un’esperienza formativa sia per noi che per lui».

Facciamo un passo indietro. Insieme al tuo compagno di reparto di allora, Marco Di Vaio, hai formato, specie nella seconda parte di campionato, il tandem d’attacco della Salernitana in Serie A. Una stagione che a Salerno, per il triste epilogo su tutti i fronti, grida ancora vendetta…

«Un vero peccato. Facemmo una rimonta incredibile e arrivammo all’ultima giornata a Piacenza con grande entusiasmo e grande voglia di portare a casa la vittoria contro una squadra già praticamente salva in virtù degli scontri dell’ultimo turno. Avevamo tutte le carte in regola per meritare la salvezza. Ovviamente, oltre al dispiacere per la retrocessione, si aggiunse quello ancora più forte per la perdita dei 4 ragazzi, che fece passare in secondo piano la sconfitta. Ricordo che ci stringemmo tutti intorno alle famiglie delle vittime. Nessuno si sarebbe mai aspettato un epilogo così triste e scioccante».

Nonostante siano passati tanti anni, i tifosi granata ti ricordano ancora con affetto. Che ricordo hai dell’esperienza vissuta con la maglia della Salernitana?

«Ho un ricordo indelebile, nel bene e nel male, di tutto ciò che ho vissuto. Ho fatto degli errori che ho pagato sulla mia pelle. Per fortuna la gente capì la mia buona fede ed apprezzò il mio impegno costante sul campo nonostante. Ho sempre dato tutto per quella maglia e per quella città, in nome del rispetto profondo che provavo per i tifosi che vanno allo stadio per passione e che sostengono la squadra nel bene e, soprattutto, nel male. Da parte mia, non posso far altro che ringraziare Salerno e la sua gente. Ciò che ho dato io sul campo è il minimo, mentre ciò che hanno fatto loro per me è impagabile».

Oggi l’umore dei tifosi è ai minimi storici frutto, presumibilmente, dei risultati altalenanti degli ultimi anni che stanno provocando una disaffezione dei supporter sempre più costante e preoccupante nei confronti della squadra. I tempi del muro granata, che hai vissuto in prima persona, sembrano pressoché irraggiungibili. Secondo te è possibile riaccendere la fiamma della passione? Se sì, in che modo?

«Vedere l’Arechi semivuoto, per me che l’ho vissuto nel fior fiore della passione, dispiace tanto. Per riaccendere la fiammella sopita, ma mai completamente spenta, basterebbe poco: impegnarsi e sudare fino all’ultimo istante. Per i tifosi già questo sarebbe importante, a prescindere dai risultati. C’è da rimboccarsi le maniche e dare quel qualcosa in più che potrebbe svoltare la stagione. Come si diceva una volta, per raggiungere i risultati spesso è opportuno prima raschiare il fondo del barile, ed è proprio quello che facevamo noi all’epoca. I risultati, comunque, possono arrivare come non arrivare, ma sicuramente nessuno sarebbe fischiato o insultato, questo è poco ma sicuro».

Come valuti l’attuale organico messo a disposizione di mister Ventura?

«Inizialmente credevo che potesse fare molto di più, sia come organico che come società, anche se ovviamente non è detto che, durante l’arco dell’anno, tutti quei nomi debbano per forza incidere positivamente nelle prestazioni. La società potrà sicuramente dare una mano all’allenatore e all’ambiente nel mercato di gennaio, senza nulla togliere a chi è presente oggi in rosa ma si sa, nel calcio, quando le cose vanno male, bisogna cambiare. Ad onor del vero, gli errori sono stati commessi un po’ da parte di tutti, non solo da chi va in campo. Credo che la società sappia cosa fare per risollevare le sorti della squadra».

Un’ultima domanda. Da pochi anni hai svestito i panni di calciatore per indossare quelli di allenatore, tra l’altro con ottimi risultati. Come ti trovi nel nuovo ruolo e quali sono gli obiettivi futuri?

«E’ un ruolo che mi piace e che, soprattutto, mi gratifica molto. In futuro sicuramente vorrei confrontarmi con palcoscenici importanti ma, prima di poterlo fare, c’è bisogno di acquisire l’esperienza giusta ed aspettare il momento propizio. Certamente sono ambizioso, proprio come lo ero da calciatore. Mi auguro, dopo aver compiuto la necessaria gavetta, di riuscire ad arrivare ad allenare ai massimi livelli». 

Grazie David. Un saluto ai tifosi granata?

«Saluto tutti con affetto e grande stima. Spero che continuiate a sostenere i ragazzi anche in questa situazione difficile come avete sempre fatto. Siete e sarete sempre il dodicesimo uomo in campo. Spero che la squadra possa riprendere al più presto la marcia verso obiettivi importanti, magari già dalla partita di oggi». 

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Lino Grimaldi Avino
Lino Grimaldi Avino
Lino Grimaldi Avino, giornalista, editore e scrittore. Ha lavorato presso Cronache di Salerno, TuttoSalernitana, Granatissimi ed è direttore di SalernoSport24. Alla radio ha lavorato presso Radio Alfa, e attualmente conduce due programmi sportivi a RCS75 - Radio Castelluccio, Destinazione Sport e Destinazione Arechi. Ha pubblicato due libri: Angusti Corridoi (2012) con la casa editrice Ripostes, e La vita allo specchio - Introspettiva (2020) con la Saggese Editori, con prefazione dello scrittore Amleto de Silva.
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