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Dia e la Salernitana “patteggiano”: niente risarcimento per Iervolino

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Boulaye Dia e la Salernitana chiudono il contenzioso: la società granata rinuncia al ricorso. Finita nella polvere la parabola del senegalese.

La Salernitana molla Dia: conclusa la telenovela

Da bomber e stella della squadra, a zavorra spacca ambiente. La storia d’amore (unilaterale) tra la Salernitana e Boulaye Dia, come riportato da ‘La Città’, si conclude ufficialmente di comune accordo davanti al Collegio Arbitrale, coi granata che rinunciano al risarcimento.


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Trattenere Dia e Sousa: ambizione legittima o passo falso?

La Salernitana che due anni fa raggiunge la salvezza con due giornate d’anticipo è una squadra “moderna”: guidata dal portoghese la squadra del cavalluccio dimostra di essere una compagine difficile da affrontare per tutti, sfrontata, in grado di giocare e guadagnare punti anche sui campi di Roma, Milano e Torino.

La scelta di Iervolino (economicamente dispendiosa, checché se ne dica) di trattenere lo scheletro della squadra, col senno di poi, si ritorce contro la società di Via Allende. Negli ultimi caldi giorni di Luglio la clausola che avrebbe permesso a Dia di liberarsi dalla Salernitana scade, Iervolino fa il suo prezzo per il bomber da 16 gol mentre Sousa avvia i contatti col Napoli.

L’ultimo giorno di mercato e il capriccio

Investito dell’onore di indossare la maglia numero 10, Dia rompe con la società nell’ultimo giorno di mercato con la pretesa di trasferirsi in Inghilterra a condizioni per nulla vantaggiose per la Salernitana (che avrebbe poi avuto il problema di rimpiazzarlo nelle ultime ore disponibili) dopo una trattativa col Wolverhampton all’insaputa dei granata.

Multato, il diverbio apparentemente rientra (almeno agli occhi della piazza) e Dia fa le sue prime presenze in campionato contro la Roma e contro l’Udinese, timbrando il cartellino contro i friuliani. In seguito, per via di infortuni o malcontenti, il senegalese appare sempre meno nel rettangolo verde lasciando la Salernitana senza il suo bomber e facendo gravare il peso dell’attacco sull’incolpevole e inesperto Ikwemesi.

Liverani e la rottura totale

Il 2 Marzo, con la Salernitana quasi all’ultima spiaggia aggrappata alla speranza, i granata vanno di scena alla ‘Dacia Arena’ di Udine. Con la squadra in svantaggio, Liverani rivolge lo sguardo alla panchina e decide di buttare nella mischia Dia, da poco rientrato da una noia fisica, il quale, pero’, si rifiuta di entrare: è rottura totale con l’ambiente e- parziale- con lo spogliatoio.

Nel post-partita Liverani per lui non avrà parole dolci, parlando chiaramente di un calciatore “su cui non posso contare” e che “non ha voluto aiutare la squadra”. La notizia spezza il rapporto anche con quella fetta di tifoseria che ancora credeva nella redenzione del senegalese. La Salernitana (alla disperata ricerca dei 3 punti) pareggia 1-1, è notte fonda a Salerno.

Sabatini benedice, Salerno recrimina

Anche agli occhi di un inesperto, appare evidente che esistesse una Salernitana con Dia e una Salernitana senza Dia. I seppur volenterosi Simy e Ikwemesi non sono stati all’altezza della situazione, complice un contesto tattico non ideale per entrambi oltre che un momento di tensione ambientale che ha sicuramente influenzato nelle scelte e nelle giocate gli interpreti.

Il senegalese ora ha sicuramente tutte le carte in regola per poter dire la sua in Serie A: “un giocatore forte, un attaccante che finalizza, sente la porta” sentenzia Sabatini, che in un’intervista al Corriere dello Sport definisce il suo trasferimento alla Lazio un “colpo magnifico”. L’impatto con i biancocelesti è stato buono, al punto da arrivare a contendersi una maglia da titolare.

La Salernitana, invece, che dalla sua cessione ricava ben poco (prestito gratuito e riscatto al verificarsi di “semplici” condizioni con pagamento rateizzato) rimane con un pugno di mosche e con una difficile Serie B da affrontare. Sia chiaro, Dia non è il capro espiatorio di un contesto disseminato di mine e tensioni come la Salernitana dell’anno scorso, ma è stato di sicuro una miccia, oltre che una grave perdita sul mero piano tecnico e tattico, di un incendio che ha bruciato il miglior momento della storia della Bersagliera.

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