Dopo il clamoroso divorzio tra Sabatini e la Salernitana, ora la dirigenza è alla ricerca di un nuovo direttore sportivo. In pole c’è il nome di Riccardo Bigon. Per l’occasione abbiamo raccolto i pareri dei colleghi di Napoli e di Bologna.
Le opinioni su Riccardo Bigon
Riccardo Bigon è un dirigente sportivo ed ex calciatore, di ruolo difensore. Inizia la carriera da dirigente nel 2004 con la Reggina. Dal 2009 al 2015 l’importante esperienza a Napoli e, dopo la breve parentesi con l’Hellas Verona, passa nel 2016 a Bologna.
Per l’occasione abbiamo raccolto i pareri di Gianfranco Collaro di SportCampania, Natale Giusti di ViviCentro e Alessandro Marzocchi di MadeinBO.TV.
Gianfranco Collaro:
«Come direttore sportivo ha fatto bene, è stato sei anni a Napoli ed ha vinto due volte la Coppa Italia e una volta la Supercoppa italiana.
Ha avuto una piccola battuta d’arresto quando, terminata la sua esperienza a Napoli, ha firmato con l’Hellas Verona trovando una retrocessione, però poi si è rimesso in carreggiata con il Bologna che dal 2016 ad oggi ha aiutato tantissimo la squadra per una crescita esponenziale. Si parlava di una nuova Atalanta per i giovani giocatori acquistati da Bigon e valorizzati dagli allenatori, in ultimo da Mihajlović. È attento sia al panorama calcistico italiano, ma anche a quello estero: fondamentale per un mercato sportivo a 360°».
Natale Giusti:
«Riccardo Bigon ha lasciato un buon ricordo a Napoli. A Salerno si parla di Cavani: è stato lui a portarlo in azzurro. Altri colpi importanti sono stati l’arrivo di Mertens, Higuain, Insigne, Albiol, Koulibaly. Tutti giocatori che hanno rappresentato l’ossatura del Napoli. Per il dopo Sabatini, credo che la scelta di Bigon sia molto positiva. Raccoglie un’eredità pesante, però ha la giusta esperienza e il giusto bagaglio di conoscenze per far bene a Salerno e per porre le basi per un periodo più duraturo di permanenza della Salernitana in A».
Alessandro Marzocchi:
«Il ciclo a Bologna era finito, forse già dall’anno scorso. Sei anni per un direttore sportivo sono tanti, l’opinione un po’ generale che si ha di lui è che nei primi anni, partito con un budget ridotto, ha preso giocatori che non si sono rivelati importanti. Poi dopo, quando ha potuto muoversi di più economicamente, sono arrivati giocatori quali Tomiyasu, Svanberg, Schouten, Dijks, Hickey: è sicuramente molto attento al mercato del Nord Europa.
Ha tanta esperienza, un gran bacino di giocatori di giovani che ha fatto crescere. L’idea di prendere dei giovani che possano crescere e diventare importanti è intelligente. La cosa molto diversa da Sabatini è il carattere: quest’ultimo molto espansivo, mentre l’altro è riservato e raramente parla alla stampa. Questa è la grande differenza».