Il campionato di Serie C regionale di rugby è ferma ai posti di blocco. E così pure la squadra dell’Hydra Rugby di Battipaglia.
L’artista Paolo Bini rugbysta dell’Hydra
Costituitasi solo lo scorso maggio, il sodalizio presieduto dal giovane Tullio Panico, ingegnere 33enne, dopo l’affiliazione alla Federazione, si è iscritta anche al campionato di Serie C. Nell’organico ci sono anche Pasquale Esposito (vice presidente), Valerio Giampaola (segretario), Luca Della Rocca, Benito Ruggia, Stefano Soffientini ed Orazio Rocco (consiglieri). Inserita nel girone B comprende anche le squadre di Avellino, Rende, Zona Orientale Salerno, Partenope Napoli, Spartacus Caserta e Baliano Tiles Angri. Ecco le parole del giocatore Paolo Bini rilasciate per SalernoSport24.
Come sta affrontando la squadra questo momento?
«La squadra sta affrontando questo momento come tutti del resto. Rispettando al massimo le normative che ci sono state date sia in forma governativa ma anche in quella regionale. Al momento ci stiamo allenando a casa grazie anche ai nostri due allenatori Lucas Ferrazza (ex giocatore del CUS Firenze in Serie A) e Mario Corvino (ex giocatore in super 10 con l’Arix Viadana). Il campionato è stato interrotto quindi siamo fermi tutti. Ciò significa che non ci sarà nessuna promozione e nessuna retrocessione».
Ci sono programmi futuri?
«Il programma è quello di tornare al più presto al campo con le normative che ci verranno fornite. Il nostro non è solo un progetto sportivo ma anche quello di essere attivi sul piano sociale. Ci alleniamo sul campo dell’Aversana dove ci siamo occupati di rivitalizzarlo, e di fare dei piccolo lavori di miglioria. Con fondi non dati dalla Federazione ma dal consiglio direttivo e di piccoli sponsor che vogliono investire su questo sport e su questo territorio».
La prima occupazione è l’arte… e la sua è molto conosciuta anche all’estero. Come concilia le due cose tra Sport e arte?
«Mi trovo molto bene in questa dualità che mi vede da un lato in questo pavimento grigio di un museo o di una galleria in un campo “raffinato”, elegante e silenzioso. Mentre da un altro in un campo fangoso e per certi aspetti anche più energico. È qualcosa che fa sì che sia l’artista che il rugbista siano prima di tutto un uomo, un individuo che vive di emozioni. Alla base c’è la necessità di vivere la vita per guardare ed osservare e, come ho detto prima, possibilmente di vivere anche delle emozioni».
