Già da qualche tempo, ormai, non si parla più di retrocessione in Serie B della Salernitana ma di quello che, a livello societario, accadrà. Iervolino non ha digerito un campionato drammatico in cui il Cavalluccio non è riuscito a dimostrare sul campo di avere le carte e la qualità di mantenere la categoria.
Iervolino e la new strategy Salernitana
Il prossimo campionato sarà in cadetteria, livello che negli anni si è evoluto diventando quasi una seconda-massima serie ma soprattutto con la partecipazione di squadre a stampo straniero. Parma e Como in primis che hanno salutato la B per disputare il proprio anno la massima serie. E ancora Palermo, Spezia, Venezia, Pisa e in parte il Modena. Ma cosa bolle nella pentola della Salernitana? C’è da precisare che Iervolino, ad oggi, non ha nessuna fretta o voglia spasmodica di vendere il club ma soltanto di fare un punto, strategico e aziendale di pronto e (si spera) vincente successo. Come? La domanda è legittima. Innanzitutto la “moneta” ovvero quantificare il valore della macchina granata che avrà necessariamente bisogno di uno o più tagliandi: non meno di 30 milioni di euro e un progetto sostenibile, credibile e di investimenti e miglioramenti possibilmente quinquennali. Politica locale a parte.
Il “granata” che piace: affiancarsi o mettersi da parte?
Già prima della aritmetica retrocessione, l’intera dirigenza si era ritrovata a gettare da subito le basi per capire cosa ne sarà del domani. L’ad granata è stato impegnato in un paio di viaggi londinesi. Il patron ha avuto colloqui e informazioni dalla Brianza. Ad oggi i diretti interessati rispondono che “la Salernitana non è in vendita” ma assicurano una rivoluzione dai primi agli ultimi piani. Un ammicco al granata è stato fatto da alcune figure. Due già nel settore calcistico mentre altri solo timidi accenni mentre soltanto due hanno avuto “colloqui” esplorativi. La classica due diligence che “identifica il processo investigativo che viene attuato per analizzare il valore e le condizioni di un’azienda, o di un ramo di essa, per la quale vi siano all’orizzonte acquisizioni, fusioni o investimenti”. Brera Holdings è tra questi. La seconda è un fondo che in passato si è avvicinato all’Udinese e al Watford. Proprio in quest’ultimo il patron potrebbe addirittura investire in prima persona come chairman advisor e quindi prendere parte a tutti gli effetti al panorama granata.
Iervolino, Brera Holdings e la strategia multisport
Una holding (società controllante) focalizzata sulla proprietà multi-club nello sport, un fondo azionario quotato al NASDAQ che ha sede a Dublino, ma avente quartier generale a Milano. Questa, in poche parole, la definizione della Brera Holdings, gruppo che ha avviato una due diligence interessata alla Salernitana. L’obiettivo del progetto Brera FC è guardare agli altri continenti per continuare ad espandere il progetto su scala planetaria. Investire su territori ancora inesplorati, poi, e creare un “club globale” teso ad entrare nel calcio professionistico. Ci ha provato in passato con Brescia e Lecco, ma senza successo. Negli ultimi due anni il club dilettantistico italiano ha cessato le sue attività dando spazio all’espansione del brand in Mongolia, Macedonia del Nord e Mozambico, nel calcio, e nella UYBA Volley di Busto Arsizio che gioca nella A1 Femminile. Prossimamente sono attesi sviluppi in Oceania, Sud America e paesi con un forte impatto giovanile e di aggregazione da territori esteri come Austria, Svizzera e Belgio.