Nella partita da ultima spiaggia con il Torino la Salernitana finisce per cadere di misura tra le mura amiche.
Arechi stregato per la Bersagliera, che non vince in casa dal lontano 2 ottobre scorso (unico successo casalingo in questo campionato).
Cornice tutta granata in un match condizionato a lungo per il maltempo. Difficile non recriminare per l’esito della gara, nella quale il pareggio sarebbe stato il risultato oggettivamente più giusto.
Nemmeno il passaggio di Nicola al modulo 3-4-1-2 consente di trarre benefici e tradurli in termini di gioco e concretezza.
I padroni di casa privano a creare, sebbene spesso con confusione, ospiti molto aggressivi e cinici, bravi ad approfittare delle disattenzioni e sbavature della Salernitana.
Demeriti a parte, ancora una volta i granata sono stati penalizzati oltremodo da un arbitraggio molto fiscale. Soprattutto in occasione del rigore che ha deciso la partita, giustamente assegnato per un errore di un disastroso Fazio, l’arbitro Piccinini condanna la Salernitana alla ripetizione dopo la prima parata di Sepe. Un episodio ancora una volta negativo in un contesto di campionato già compromesso per altre cause.
Statisticamente nel 90% dei casi i giocatori di ambo le squadre entrano in area appena l’incaricato a battere parte per il tiro.
I granata devono fare i conti, oltre che con un avversario molto più tignoso rispetto agli ultimi due mesi, anche con un arbitro saccente e molto rigoroso, ma a senso unico perlopiù, mancante anche di una buona dose di sensibilità nei confronti di una squadra sull’ orlo del baratro della retrocessione.
Quasi certamente la giacchetta nera non avrebbe assunto la medesima decisione al cospetto di una compagine di alto rango. La decisione arbitrale non deve essere un alibi ma andare sotto contro un Torino così motivato e scorbutico, non è certamente la condizione ottimale per vincere la partita della vita.
Ormai, come prevedibile, questo campionato per la Salernitana è (quasi) definitivamente da archiviare, solo la matematica non condanna ancora i granata. Speranze appese al lumicino, come già anticipato dal DS Sabatini alla vigilia.
Bisogna tenere la testa alta, come incitava Nicola ai suoi al termine della gara mentre la squadra ringraziava i tifosi sotto la Curva sud Siberiano. Delusione e sconforto pervadono la tifoseria, consapevole con maturità delle difficoltà. L’obiettivo è da affrontare con determinazione, solo un miracolo può salvare il Cavalluccio ma bisogna scendere in campo senza pensare di non avere più scampo. Sarebbe l’inizio di una mortificazione ulteriore. Il campionato va onorato provando a conquistare quanti più punti possibile, poi al traguardo si tireranno le somme.
L’incornata sta del Toro può rivelarsi fatale ma ora la Salernitana non ha (maggiormente) più nulla da perdere. Contestualmente la società dovrà gettare basi concrete per tutto quanto necessario per il futuro, a partire dalla programmazione tecnica per un rilancio competitivo a quella di strutture di allenamento, squadre giovanili e ammodernamento dello stadio Arechi.