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Michele Fini: “Calaiò è un lusso e lascerà un segno positivo a Salerno”

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Venti anni son passati da uno dei periodi più belli della storia della Salernitana. Erano gli anni di vittorie e di Arechi pieno come non mai. Gli anni di uomini, prima che calciatori, che riuscirono a regalare alla città una fantastica favola chiamata serie A. Ebbene fra quei ragazzi vi era anche un giovane molto promettente che però riuscì a trovare poco spazio fra le fila dei terribili ragazzi di Delio Rossi. Parliamo del centrocampista Michele Fini che ha indossato la maglia granata dal ’97 al 2000 per sole dieci volte. Abbiamo contattato il vice allenatore di Lopez per una chiacchierata internazionale visto che attualmente è impegnato in Uruguay e con lui abbiamo parlato del suo passato in maglia granata ed anche dell’esperienza ad Ascoli, prossima avversaria della formazione di mister Gregucci.

Prima di tutto grazie e complimenti per le vittorie al Penarol… Cosa puoi dirmi della tua esperienza con la formazione della Salernitana?

“Prima di tutto grazie a voi. Tornando a venti anni fa posso dirti che dopo due anni ad Ancona ho avuto la possibilità di arrivare alla Salernitana proprio nel momento in cui, calcisticamente parlando, si volava. Sono arrivato in una squadra di marziani e la vittoria del campionato e la promozione in A dopo 50 anni è stato uno dei momenti più belli degli ultimi venti anni sportivi della città. Ho ancora dinanzi le immagini dell’Arechi pieno nell’ultima gara con il Venezia. Sono ricordi, questi, incancellabili, come la passione che ho visto dei tifosi verso ogni singolo giocatore. Ero arrivato da due giorni in città eppure la gente mi fermava e riconosceva. Queste sono quelle sensazioni che ti trasmettono la voglia di lottare per la maglia. Sportivamente poi mi ha regalato un esordio in massima serie a ventidue anni. Purtroppo però nelle esperienze calcistiche, e non solo, ci sono momenti positivi e negativi ed io lì li ho vissuti entrambi. Dopo la promozione ho avuto divergenze con il direttore sportivo ritrovandomi ai margini della rosa, una parentesi che comunque mi ha fatto maturare e mi ha dato la carica per partire al meglio durante il ritiro. Volevo ripagare l’affetto dei tifosi ed avere una possibilità per mettermi in mostra ma dopo pochi mesi mi ritrovai a Cosenza e, sfortunatamente, mi ruppi il crociato. Grazie alla mia forza di volontà lavorai sodo per tornare dopo il prestito e potermi giocare le mie carte ma non andò così. Passai alla Fermana e nuovamente ebbi problemi. Dopo Salerno ho avuto solo sfortuna ma sono riuscito a ripartire a ventisei anni da Avellino, poi Catania e poi l’approdo all’Ascoli e la conquista della A che giocai con continuità rispetto a quando ero in granata. Anni persi proprio nel momento che dovrebbe essere quello migliore per un calciatore ma poi per fortuna, voglia, passione ed abnegazione sono riuscito a recuperarli”.

Ascoli che esperienza è stata?

“Ascoli è stata una magnifica esperienza sia per la piazza che per aver giocato in serie A con continuità. Era ciò che mi sarebbe piaciuto fare a Salerno ma come ti ho detto prima non mi è stato permesso”.

Hai parlato di divergenze con il direttore sportivo…che accadde?

“Durante il ritiro, nonostante andavo a mille per esser pronto a dare il mio contributo, il ds Pavone mi disse che non servivo alla Salernitana e che dovevo trasferirmi a Foggia, in serie C. Di serie C ne ho fatta e non era la categoria certo a spaventarmi ma in quel momento della carriera dopo anni di B chiesi almeno di trovarmi una formazione nella stessa categoria. Non fu così e quindi rifiutai il trasferimento per giocarmi le mie carte e mister Rossi mi fece anche esordire con l’Udinese. Pensa che dopo quell’esordio il mister mi chiese se fossi contento perché mi vedeva poco felice e oltre a ringraziarlo per l’opportunità datami gli spiegai ciò che era successo con il direttore sportivo e anche lui mi disse che avevo fatto bene a rifiutare Foggia ma che, avendo poco spazio per mettermi in mostra,sarebbe stato meglio per me trovare altra squadra in serie cadetta”.

A Salerno ancora oggi ricordano quegli anni d’oro e diciamo “rimpiangono”, nonostante il successivo fallimento, un presidente come Aliberti, imputando a Lotito di voler galleggiare in serie B a causa della multi proprietà. Cosa ne pensi?

“Lotito ha dimostrato di essere un buon presidente e di essere impeccabile nella gestione di una società,  sbagliando poco ha riportato la Lazio in alto ed anche la Salernitana. Del resto i granata sono da 4 anni in serie B e visti i tempi che corrono non è poco. Certo, il tifoso vuole sognare altro e Salerno lo merita ma non credo che dietro ci sia un film scritto come pensano i tifosi. La Salernitana ha un organico importante, non è malvagio, e penso che da metà classifica in su le squadre sono tutte livellate. Certo i risultati non sono quelli che ci si aspettava ma nel calcio ci sono tante circostanze ed episodi che possono influenzare il cammino di una compagine. Partite scritte e prestazioni decise per galleggiare? Fosse così sarebbe grave e grave la scelta di un giocatore di accettare, io non l’avrei mai fatto. Mancherebbe sia la valorizzazione personale che di squadra quindi non credo possa esistere un tal progetto”.

Eppure la tifoserie che tanto apprezzi rispetto al passato si è allontanata e non poco…

“Da quello che vedo un po’ sul web fra contestazioni etc la tifoserie si è disinnamorata ma conosco bene la passione che hanno a Salerno e so che basta poco per riaccenderla. A Salerno vivono di calcio come qua in Sud America, dove vi è ben poco per stare bene ma il calcio che è un momento di gioia accomuna la gente”.

Da allenatore vedi differenze fra i calciatori di una volta e quelli attuali?

“Sicuramente rispetto al passato ce ne sono e da allenatore vedo enormi differenze qua rispetto all’italia. Qua ci sono tante difficoltà anche logistiche per potersi allenare al meglio e crescere calcisticamente. I giovani che hanno questa passione fanno tanti sacrifici da noi per poter arrivare ad avere opportunità in Europa, cosa che in Italia purtroppo non accade più. Ho allenato a Bologna, Cagliari, Palermo… lì vi è tutto, non manca nulla. Hai una serie di cose che ti inducono a fare meno sacrifici e non sempre è un bene. In Uruguay devi adattarti, trovi campi allagati e neanche puoi allenarti se non in palestra ed i ragazzi sono costretti a pedalare davvero per poter arrivare”.

Michele Fini è contento della sua attuale carriera e come vede una panchina da primo allenatore?

“Sono contento del percorso che sto facendo perché mi sta formando molto. Mi sta dando conoscenze importanti e utili per una futura esperienza come primo allenatore. Finché il mio contributo ed il mio aiuto a Diego (Lopez ndr) serve ad ottenere risultati e soprattutto le società mantengono il suo staff io sarò contento di essere il suo secondo. Nel frattempo cercherò di prendere il master per poter allenare in ogni categoria. Per ora qui al Panerol abbiamo vinto il campionato e tra poco partiremo per una esperienza importantissima, la Coppa Libertadores dove potremo confrontarci con club importantissimi. Poi magari chi sa un domani una panchina solitaria in qualche squadra dove ho militato da calciatore mi farebbe piacere”.

 

Ascoli-Salernitana si affrontano sabato pomeriggio. Che partita prevedi?

“Ascoli e Salernitana scenderanno in campo con giocatori dalla tecnica importante, sarà una bella partita che vedrà risultato dipendere da episodi”.

Per concludere, pensi che puntare su Calaiò sia stata una scelta giusta nonostante per molti tifosi sia “vecchio”?

“Ho giocato con Emanuele ed è un attaccante di pura razza, del resto parla il suo curriculum . Purtroppo si danno etichette frettolose, io ho giocato fino a trentasette anni e avrei continuato stando bene fisicamente, purtroppo mi è stato impedito. Lui dopo l’esperienza negativa della squalifica avrà ancora più voglia di far parlare il campo. Avere Calaiò è un lusso per qualsiasi squadra, è uno che non passa inosservato, fa gol e, come ha fatto ovunque, lascerà un segno positivo anche a Salerno”.

Grazie ancora Michele e in bocca al lupo per il prosieguo.

“Grazie a te e grazie della possibilità datami di parlare della Salernitana, è sempre bello quando qualcuno si ricorda di me. Buon lavoro e forza Salernitana”.

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