Un punto indubbiamente guadagnato per la Salernitana quello racimolato contro il Torino all’Arechi.
I granata soffrono molto la veemenza e l’organizzazione dei piemontesi e si affidano allo stato di grazia del proprio portiere. Ochoa para di tutto e tiene a galla i compagni specialmente nel primo tempo, quando la Salernitana non riesce a imbastire nulla di buono e resta per 45 minuti in balia dell’avversario.
Le assenze pesano certamente, su tutte quelle di Mazzocchi e Coulibaly, ma la Bersagliera sembra smarrita in campo da qualche partita.
La squadra appare come frastornata, con zero idee, zero movimenti a centrocampo, sfilacciata.
Il 3-5-2, guidato da un Bohinen ancora non ritrovato sotto il profilo della condizione, è soluzione tattica troppo statica e sterile.
Le punte non ricevono rifornimenti adeguati, rinculano a metà campo per provare a conquistare palloni giocabili, che si rivelano poi difficili da gestire senza terminali offensivi rimasti sul fronte d’attacco.
Il centrocampo fa poco filtro e poca proposizione, nonostante la buona prova dell’esordiente Nicolussi Caviglia. La mediana ha reagito meglio nella ripresa con due elementi e tre punte per lo sfogo del gioco.
In queste condizioni la difesa può veramente poco per opporsi alle continue trame offensive degli avversari. Nonostante gli esterni si muovano prevalentemente in un raggio d’azione basso (e poco confacente al 3-5-2), rinunciando spesso alla spinta per proteggere il terzetto di retroguardia, la Salernitana subisce sistematicamente in tutte le zone del campo.
La statistica, al netto della bravura e degli errori in marcatura dei singoli, dice inequivocabilmente che alla lunga le palle a grappoli gettate in area di rigore rappresentano rischi ed azioni da goal subite. La squadra di Juric, senza elementi eccelsi, ad eccezione di un sontuoso Vlasic, ha costruito incessanti trame di gioco, gestito bene le due fasi e lottato in maniera efficace sulle seconde palle, attuando, al contempo, ripartenze fulminee e taglienti per la difesa di burro dei padroni di casa.
Salernitana macchinosa, lenta nella manovra, molto imprecisa nei passaggi e orfana della grinta che l’ha contraddistinta in tante occasioni nei mesi precedenti. I granata del sud reagiscono nella seconda frazione grazie principalmente all’adozione di un modulo più offensivo, che scompagina le carte di mister Juric in avvio di tempo. La tenuta della fase difensiva resta da rivedere nel profondo ma almeno il pareggio in rimonta pone fine all’emorragia di sconfitte (erano 3 consecutive dopo la sfida al Milan).
La partita di sofferenza con tanti interventi decisivi di Memo Ochoa vale il primo punto del 2023 e il raggiungimento di quota 18 in classifica, una cifra in linea con le aspettative per l’arrivo al traguardo in lidi sicuri.
Tuttavia, tanto c’è da lavorare e da correggere, sia sotto l’aspetto tecnico, sia sotto l’aspetto degli investimenti societari.
Nicola deve lavorare per continuare a trovare soluzioni alternative al consueto canovaccio tattico e individuare i calciatori più affidabili al momento per la causa. Gyomber, ad esempio, sembra essere addirittura imprescindibile in una difesa con diversi elementi carenti di esperienza al di fuori del Comandante.
Sull’altra sponda il direttore tecnico De Sanctis, più che utilizzare l ascia di guerra con i suoi subalterni, dovrebbe intensificare le attività di scouting per i ruoli realmente bisognosi di interventi sostanziali per qualità. Limitarsi alla ricerca di prestiti presso società con esuberi in lista appare limitativo per un progetto ambizioso, almeno per come sventolato ai quattro venti dalla società e dal presidente Iervolino in primis.
L’annunciato desiderio di raggiungere obiettivi sportivi più illustri di una risicata salvezza contrasta con la dichiarata necessità di non investire in ingaggi di calciatori che possano innalzare il tasso tecnico complessivo dell’organico.
La Salernitana ha urgente bisogno di innesti in tutti i reparti con acquisti dalla caratteristiche mirate e definite, funzionali al progetto tecnico-tattico a cui la società ha deciso di dar fiducia nella forma e nella sostanza.
Nel dettaglio e senza mezzi termini ci sia aspetta che il taccuino del signor De Sanctis, conoscitore di calcio e del suo mestiere, sia pieno di nomi di giocatori pronto uso per ricoprire i ruoli di mezzala, almeno un esterno polivalente, un difensore centrale rapido ed un trequartista di fantasia in stile Verdi.
Ognuno può far la sua lista della “spesa” ed è chiaramente facile operare con il portafogli altrui, non rientra nelle intenzioni né della critica (costruttiva) né di nessun altro rivolgere attenzioni sul calciomercato acquistando alla rinfusa eventuali scarti o proposte di procuratori più o meno amici. La sessione delle compravendite calcistiche invernale è particolarmente complessa perché chi detiene cartellini importanti chiede importi alti e spesso non allineati al reale valore di mercato. Serve oculatezza e saper tessere la tela con pazienza, ma fondamentale è aver ben chiaro le idee di cosa occorre da aggiungere all’impasto per non ritrovarsi a buttare la pizza una volta uscita dal forno. Al di là delle dichiarazioni di facciata.
Buon lavoro, Salernitana. Il tuo popolo sarà sempre con te, oltre i nomi e il risultato.