Rocco Hunt è pronto a tornare dal vivo dopo la pandemia, ecco la sua intervista con l’amore per la Salernitana.
Rocco Hunt e la Salernitana
Il rapper di Salerno con l’ultimo lavoro, é pronto a cavalcare il palco che più lo rappresenta. Tanti saranno gli ospiti, sicuramente il più importante é suo figlio. Ecco un pezzo della sua intervista rilasciata alla redazione di fanpage.it, dove parla anche della Salernitana.
«Ripartire dopo questi due anni di stop è un’emozione forte, era veramente frustrante rinviare ogni volta i concerti, però adesso siamo pronti per riabbracciare il pubblico. È stata dura fare una scelta perché questo era partito come tour di Libertà poi é diventato il tour di Libertà più Rivoluzione, il mio nuovo album, quindi abbiamo cercato di fare entrare nella scaletta il top dell’uno e dell’altro senza far mancare i grandi classici.
Quando parlo del mio passato non lo faccio mai come un vanto il fatto che mi sono realizzato, la vedo più come una rivalsa sociale. Vorrei che il mio pubblico non pensasse mai che quando mostro i risultati lo facessi con spocchia e superbia, prendete i miei contenuti a uso ispirazionale, nel senso che se ce l’ho fatta io ce la possono fare tutti.
Mio padre è malato della Salernitana e da piccolo mi portava sempre allo stadio a vederla. Negli ultimi periodi il miracolo calcistico che sta succedendo in città ha dato un forte senso di rivalsa e appartenenza che un po’ mi ha coinvolto, sono tornato a vederla sia in casa che a volte in trasferta. Essendo nato a Salerno ho un rapporto speciale con la squadra della mia città e come tutti i miei concittadini speriamo in un miracolo, ma la cosa bella è che non solo le persone della nostra città ma anche da Napoli sta arrivando un forte supporto e questa è una cosa bellissima perché io con la mia musica ho sempre cercato di dimostrare che la rivalità con Napoli è una cosa che non esiste. Ci sta lo sfottò tra le tifoserie perché è l’essenza del calcio però spero che non degeneri mai in violenza, in ignoranza, perché sono due città a 50 chilometri di distanza e la rivalità che c’è tra queste città è una delle cose più stupide che ci siano. Ognuno tifa la propria squadra, se tifi un’altra squadra sei comunque mio fratello però il calcio ci divide dove la musica ci unisce, faccio il mestiere più bello del mondo che è quello di trasmettere positività con le mie canzoni, faccio il cantante, non il calciatore ma ci tengo a ribadire che spero che il calcio non diventi mai violenza».