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Salernitana, c’eravamo tanto amati: Iervolino “Amore disperato”

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”La Salernitana è nostra! Festeggiate!”. Fa ancora un certo senso questa frase che rimanda a quell’audio così virale e così carico di emozioni e di aspettative, che oggi a tanti fa soltanto dispiacere. E a qualcuno anche innervosire. Già, perchè la voce di quell’audio così carico di felicità, oggi, suona come la voce di chi ha sedotto, abbandonato e lasciato nell’incertezza una piazza intera.

Iervolino e la Salernitana: pensavo fosse amore…

Come si può passare da un amore così viscerale, romantico, ambizioso e dolce ad essere “lasciati” quasi sull’altare, ma di quello della consacrazione. E non parliamo di sonetti shakespeariani o di poesie alla Neruda ma di un imprenditore sceso in campo ad armare bellezza e virtù del popolo salernitano. Danilo Iervolino si era presentato con le più alte delle ambizioni. Dalla logistica sportiva agli insediamenti, dagli sviluppi alla ricerca. Un nuovo modo di vedere il “pallone” che a Salerno, forse, non serviva. E forse non servirà. Perchè il “pallone” è un mezzo al quale affidare una giornata storta, un litigio sentimentale o un forte stress. A Salerno il “pallone” è rotondo e tanto basta a scivolare sul prato dell’Arechi. Lo stesso Arechi preso più e più volte ad esempio come “nuova era”.

Invece, il fortino del Principe è diventato, a poco a poco, un colabrodo, una fortezza di facile conquista e territorio di conquista. Per gli altri. Un pretesto pretestuoso per far giocare il Signorotto del momento, come in epoca medievale, per delineare una colpa non propria.

Il sudore del primo anno si è trasformato, più avanti, in sudore di chilometri macinati verso una retrocessione che aveva già un lungo, lunghissimo sentore tra le altitudini di un comune italiano di 676 abitanti a 1320 di altitudine sotto il monte Calvario. Un calvario, appunto. Oggi raccontiamo di un amore disperato, esacerbato e bistrattato. Una donna che ti ama per tre lunghi e intensi anni… e poi sparisce. Non ti chiede il perchè e il percome ma sparisce. Non risponde ai messaggi, alle chiamate. La vedi nei video o nelle “stories” che si diverte, ride e scherza con altri e facendo altro e tu, a casa, che ti chiedi come sia possibile che non ti ha degnato nemmeno di una spiegazione.

O peggio, ti ha illuso e raccontato un’altra verità. “Me ne vado perchè i tuoi amici mi hanno minacciato”. Falsità. Salerno non è la frase raccontata da chi ha nel proprio portfolio – e portafogli – tanti soldoni per poter investire e raccontare una delle più belle favole a tinte granata. Meglio sparire, fuggire. Male male. Che ne sarà adesso della Salernitana? Come può una piazza “amare” chi verrà? E soprattutto come poter dare nuova fiducia e nuova speranza? Solo il tempo sanerà le ferite, le stesse che oggi fanno male per una retrocessione annunciata, un rispetto mal curato dentro e fuori il rettangolo di gioco finanche negli spogliatoi. Promesse non mantenute. Però, c’è un grande però. Non c’è solo una colpa.

Quando un amore finisce la colpa è di entrambi. Anche Iervolino. Ma c’è la politica locale, complice nell’ombra e subito pronta a colpire quando meno te lo aspetti, e, forse, una tifoseria che troppo tardi ha mostrato il malessere di fede. Adesso non c’è più tempo per piangersi addosso e svenarsi emotivamente. c’è un colore che deve tornare a brillare e una piazza che deve riprendersi gli onori di una delle tifoserie più belle d’Italia. Macte Animo, sempre.

Francesco Di Pasquale

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