Arriva un pari in doppia rimonta col Cagliari all’Arechi e svolta ancora rinviata.
Non basta l’esordio di Pippo Inzaghi sulla panchina a suonare la carica per la Salernitana, che non va oltre un sofferto pareggio all’ultimo respiro tra le mura amiche.
La partita
I granata approcciano anche con buon piglio alla partita ma poi l’inerzia della gara si spinge verso un sostanziale equilibrio e nel trambusto sportivo finale.
Il gelo, la gioia illusoria del pareggio, il sorpasso sardo, il Var, tiro dal dischetto e il ribaltamento mancato: una carambola di emozioni in poco più di un quarto d’ora dopo una gara per larghi tratti soporifera.
Il comandante Fazio si riprende posto in difesa e fascia da capitano, nonché la fiducia del trainer dopo l’esposizione marcata di Candreva verso mister Sousa.
I motivi della crisi
Calato il velo del capro espiatorio portoghese, in campo dopo la sosta si ripresenta la Salernitana dai grandi limiti, specialmente mentali. Manca la vittoria come il pane ad un gruppo in carenza di fiducia e senza lo smalto dei tempi migliori in tanti dei suoi elementi. Alcuni giocatori cardine stanno rendendo ben al di sotto delle aspettative e delle possibilità, i giovani hanno bisogno di tempo per integrarsi, a maggior ragione quando provengono da nazionalità diverse. Dia, con la doppietta last minute a referto, è forse tra le poche luci ritrovate nell’oscurità di questo particolare momento.
Il punto di vista tattico
Da un punto di vista squisitamente tecnico-tattico il 4-3-3 puro ha messo in mostra maggiormente certe lacune di organico e l’incapacità di dare imprevedibilità alla manovra. La squadra tende sempre a defilarsi sulle fasce senza valorizzare le occasioni di superiorità numerica createsi nel mezzo. La vena poco brillante di Cabral si aggiunge all’incapacità di riempire l’area di rigore con stoccatori pronti a capitalizzare i cross provenienti dalle corsie esterne. Un elemento di qualità come Candreva, infine, ha molta più superficie da coprire sul rettangolo verde allungandosi le distanze con l’esterno basso in fase di rinculo.
Tuttavia, il poco tempo e le tante assenze per le partite delle nazionali non hanno consentito al tecnico piacentino di variare le soluzioni tattiche ma Inzaghi sembra sul pezzo, consapevole che un modulo 4-3-1-2 potrebbe offrire più garanzie in base al materiale a disposizione. Candreva potrebbe essere libero di svariare a ridosso delle punte e Dia potrebbe essere affiancato da una prima punta più forte fisicamente, inserirsi negli spazi e sfuggire alle marcature asfissianti più facilmente. I giovani dovranno necessariamente accelerare il processo di crescita e in mediana bisognerebbe affidarsi ad una regia più pura e di qualità rispetto alla buona volontà dello scolastico Maggiore.
Quelli del 7%
Nulla, però, è ancora perduto. Guai a darsi già per vinti, il campionato è lungo e bisogna far tesoro anche dei pochi lati positivi. Il 7% di “Sabatiniana” memoria insegna. La doppia rimonta è certamente un fattore importante che attesta quantomeno lo spirito battagliero del gruppo quando posto alla canna del gas. Ben altra cosa è forse il carattere, che si dimostra nell’arco dei novanta minuti, specialmente contro un avversario sulla carta abbordabile e nell’agire da squadra. Tante le individualità che non operano ancora per la causa comune ma per iniziativa personale.
Appuntamento ancora rinviato, insomma, con la prima vittoria in campionato. I numeri attuali delineano la situazione con chiarezza: 4 punti racimolati in 9 partite sono un bottino troppo facilmente giudicabile come da retrocessione. A questi si aggiungono i 19 gol incassati a fronte dei 6 realizzati (peggior difesa del torneo).
La svolta deve partire dall’alto
Serve un’inversione di rotta al più presto, ma forse il primo segnale potrebbe farlo la società fin dai vertici. Un bagno di umiltà e un correre ai ripari con iniezioni di competenza potrebbero rappresentare già un buon viatico per gruppo e tifoseria che non ha fatto mai mancare il proprio sostegno. Sono anni che si attende l’accessibilità della Curva nord, un rimpallo di responsabilità, il Comune annuncia e tace, gli utenti ne pagano le conseguenze. Idem per lo stadio nuovo. Non occorre programmare con urgenza opere edili tanto maestose quanto ambiziose se poi manca il prodotto primario che l’impresa Salernitana offre sul campo. Basterebbe una migliore e meno improvvisata organizzazione del club (almeno per certi aspetti), a partire dai comunicati improvvisati il giorno prima dell’evento (a ticket già venduti in pratica), scegliere con più attenzione riguardo la qualità dei partner (anche quelli del ristoro) per non ricevere danni di immagine e di sostanza. E invece gestiscono i soliti noti per interposto clientelare.
La critica fine a se stessa non serve, si costruisce assieme, magari affidandosi talvolta e ascoltando le necessità e le criticità.
Una tifoseria per larghi tratti ampiamente delusa quella granata ma che, al netto del dispiacere per una situazione così complicata, non abbandonerà mai la maglia della Bersagliera.