Ore complicate per la Salernitana, le offerte sono arrivate ma la proprietà continua a rimandare gli accordi nella speranza di ottenere il placet della FIGC per conferire il club in un trust.
Salernitana, la proprietà confida ancora nel trust
Dopo un mese e mezzo dalla promozione in A ottenuta sul campo, l’attuale proprietà granata non ha saputo (o anche voluto) risolvere l’impasse legato alla multiproprietà. Nonostante le corpose offerte presentate da Radrizzani e da Bin Zayed group, Lotito e Mezzaroma hanno preferito portare avanti la soluzione più scomoda possibile. Conferire il club in un trust. Troppo pochi 50 milioni per un club a cui sono rimasti soltanto i palloni.
Come ormai noto, il trust è un modello giuridico importato dal sistema anglosassone e ormai largamente diffusosi anche nei nostri ordinamenti. Quest’ultimo consente di separare giuridicamente un bene dal suo proprietario, intestandolo ad un altro soggetto che farà da “amministratore”. Eliminando eventuali conflitti di interesse.
L’articolo 16 bis delle NOIF, suona chiaro lo stesso. In nessuna maniera possibile due o più club di uno stesso campionato possono essere riconducibili ad una stessa persona fisica. In sostanza qualora la Salernitana fosse conferita in un eventuale trust, sarebbe certamente separata formalmente dalla sua proprietà ma, inevitabilmente, gli interessi economici (più di quelli sportivi) ricadrebbero sulla stessa persona.
E su questo che la FIGC fa pressione chiedendo di imporre i propri paletti, tempistiche e amministratori. Il famoso “blind trust”, di cui tanto si è parlato nei giorni scorsi dovrebbe poter garantire un’assoluta terzietà all’istituto il quale sarebbe costituito al solo scopo di cedere (e fare) il bene, la Salernitana.
A poche ore dal gong, l’unica soluzione sembrerebbe possa essere soltanto questa. Con la cessione rinviata a data da destinarsi e il rispetto per i tifosi ancora una volta malamente calpestato.