Sembra concretizzarsi l’idea di una Super League europea. Una competizione chiusa a cui prenderanno parte dodici top club europei pronti a calpestare senza scrupoli la meritocrazia in favore di nepotismo e plutocrazia. Il circo è pronto.
Super League: sdegno tra gli sportivi
Da qualche anno, spinta dai presidenti dei maggiori club del continente, si paventava un’idea di una Superlega europea che potesse sostituire l’attuale Champions League. A guidare il gruppetto, l’ECA (European Club Association) capitanata da Andrea Agnelli, che per lungo tempo ha battagliato con la UEFA per ottenere una riforma del massimo torneo continentale. I club interessati, sostanzialmente, chiedevano di sviluppare un modello semi-chiuso che garantisse loro maggiori introiti economici, manifestando, inoltre, la volontà di avere sempre presenti le loro “blasonate” squadre nella massima manifestazione continentale.
L’accordo non è mai stato raggiunto con la UEFA, orientata a mantenere i meriti sportivi come requisiti principali di accesso alle proprie competizioni. In realtà, il fatto che ci sia anche da pensarci farebbe già accapponare la pelle di per sé.
Nella nottata, invece, una sorpresa che ha colto di sprovvista persino i membri dell’ECA. Dodici top club europei, precisamente Real e Atletico Madrid, Barcellona, Juventus, Inter, Milan, Manchester City e United, Tottenham, Liverpool, Chelsea ed Arsenal (anche loro membri dell’ECA), attraverso dei comunicati apparsi sui rispettivi siti ufficiali, hanno sciolto le riserve sulla Super League lasciando tutti spiazzati. Il torneo dovrebbe essere gestito da un’apposita società privata.
Poco dopo sono arrivate le dimissioni di Agnelli dalla carica di presidente dell’ECA e la conferma che i club “fondatori” del nuovo torneo hanno lasciato quest’ultima.
Il circo punterebbe ad avere venti squadre, divise in due gironi da dieci che si affronterebbero in gare di andata e ritorno, seguirebbero poi play-off ad otto che decreterebbero il vincitore. I padroni club fondatori, inoltre, sarebbero sempre presenti alla manifestazione grazie ad un autoproclamato diritto divino. Inoltre avrebbero invitato Bayern Monaco, Borussia Dortmund e PSG a diventare anch’essi membri fondatori, ricevendo, per ora, il rifiuto delle tre società. Se vi stesse preoccupando di dove possa essere finito il senso della sportività, non temete: i mammasantissima hanno pensato anche ai meno ricchi mettendo a disposizione, con estrema magnanimità, cinque inviti a club esterni per poter partecipare alla competizione. Però dovete fare i bravi, altrimenti vi fate la Champions.
Il diritto divino delle dodici partecipanti proverrebbe dal fatto che questi team hanno scritto la storia delle competizioni europee. In effetti Manchester City, Tottenham ed Arsenal insieme sono capaci di vantare ben zero Champions League in bacheca, un vero e proprio record se pensiamo che il Nottingham Forest, da solo, ne ha portate a casa due (1979 e 1980).
La reazione dell’UEFA
Appurati i record passiamo alle reazioni. La UEFA ha prontamente alzato la voce contro questi club, minacciando sanzioni ed esclusioni da qualsiasi sua competizione oltreché dai rispettivi campionati nazionali, trovando l’appoggio delle federazioni inglese, italiana e spagnola. Un vero e proprio terremoto che sta scuotendo il calcio e che fa paura a tutti gli appassionati di questo sport; tante sono le motivazioni: dalla mancanza di meritocrazia al timore che le competizioni domestiche (Serie A, Coppa Italia, Premier e via discorrendo) possano finire per perdere importanza divenendo coppette minori. Seppur ciò dovesse accadere, in favore di un’unica grande “Serie A europea”, sarebbe opportuno che il diritto di prendervi parte arrivasse dai risultati del campo e che non fosse misurato in base alla grandezza delle tasche. I prepotenti li lasciamo alla vita di tutti i giorni, almeno nello sport preferiamo fare i seri.
Ad ora gli assetti di Serie A, Premier League e Liga rischiano di subire un cambiamento epocale, vedendo sparire i loro team principali. La UEFA ha inoltre sospeso Champions ed Europa League, in attesa di sviluppi.
Lo sconcerto di tifosi e sportivi di tutto il mondo
Le reazioni non si sono fatte attendere, i più importanti gruppi di supporters delle società inglesi interessate hanno condannato le società d’appartenenza “minacciando” il boicottaggio dei rispettivi club. A Liverpool qualcuno ha annunciato la morte del club.
Prendono posizioni anche bandiere del calcio inglese, da Rio Ferdinand a Gary Neville, passando per Jamie Carregher fino a Sir Alex Ferguson che afferma: «Tutti questi discorsi sono una rottura netta con i settant’anni di storia del calcio europeo per club. […] sono allenatore dell’Aberdeen che ha vinto una Coppa delle Coppe. Per un piccolo club scozzese era un’impresa come scalare l’Everest. […] I tifosi di tutto il mondo amano il torneo così com’è».
La netta presa di posizione di Gary #Neville contro la #SuperLeague👊 pic.twitter.com/169kBEDXbJ
— Cronache di spogliatoio (@CronacheTweet) April 18, 2021
«Non ci credo. Mi dispiace, sono un tifoso dello United, amo il club ma non posso stare a guardare e supportare qualcosa del genere. È imbarazzante e va contro tutto ciò che riguarda il calcio» dice l’ex difensore dei Red Devils Rio Ferdinand.
Come riporta Cronache di Spogliatoio, neanche il ds del Sassuolo Giovanni Carnevali ha digerito la vicenda: «Ci hanno presi in giro, rischiano di uccidere il nostro campionato. Mercato? Ci rifaremo sulle big chiedendo prezzi alti per i nostri giocatori. La pagheranno».
Non si è fatta attendere nemmeno la reazione del presidente dell’UEFA Aleksander Ceferin. Va giù pesante su Andrea Agnelli, definendolo una persona falsa e bugiarda.
Le critiche sono piovute. Si sono opposti, almeno verbalmente, altre figure importanti come Ander Herrera, Bruno Fernandes, Mesut Ozil, Lukas Podolski, Rudi Voller, Karl-Hainz Rummenigge e con loro tanti altri.
In conclusione
Alla fine, in questo trambusto a rimetterci sono sempre i tifosi. Proprio loro che dovrebbero essere i primi ad essere rispettati, proprio loro che permettono l’esistenza di questo sport e che ne sono l’essenza. Proprio loro che dovrebbero essere la prima preoccupazione di presidenti e proprietari dei club.
Ai tifosi di calcio non interessa che il proprio campionato sia più seguito o fatturi più dell’NBA e della National Football League americana, non importa nulla di quanto il “nuovo logo” rafforzi il marketing della sua società o di quanto la nuova maglia strizzi l’occhio alla moda. Questo interessa soltanto a voi, nessun tifoso ve l’ha chiesto e a nessun tifoso importa. Nessuno v’ha mai chiesto di far diventare lo stadio un ristorante o un albergo né di giocare su prati perfetti. Se avreste imparato a conoscere i tifosi almeno un po’, avreste saputo che a loro piace molto di più quel vecchio logo fuori moda cucito su una maglia un po’ larga, che loro allo stadio ci vanno per stare accanto alla propria squadra e poco importa tutto il resto. Se avreste imparato a conoscere i tifosi almeno un po’, avreste saputo che ci sono sempre stati, sui campi di terra e su tribune di cemento, lontani da effimere comodità, perché a loro è sempre interessato ciò che accade dentro il rettangolo verde e non fuori. A loro piace gioire e piangere per la loro squadra, null’altro. Non so se lo sapete, cari proprietari e presidenti, ma le emozioni non hanno bisogno né di un seggiolino confortevole né d’un prato d’ultima generazione.
Ai tifosi non interessa che il calcio sia ricco, ma soltanto che esista.
A chi venderebbe il calcio “inferiore” per vedere un Real-Juventus una volta di più, faccio vedere questo. Non esistete soltanto voi, al massimo siete un piccola parte di qualcosa di più grande. Le emozioni sono le stesse, cambiano soltanto i contesti.
Il calcio è di tutti.
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